Mondiali: c’è il Cile, Spagna rischia figuraccia storica

RIO DE JANEIRO. – A 25 anni dalla farsa inscenata dal suo portiere Roberto Rojas, che si finse ferito da un razzo sparato dagli spalti per ottenere un’improbabile vittoria, il Cile torna a calpestare l’erba del Maracanà, e questa volta sognando un’impresa vera. Per la Spagna, che Del Bosque ha in mente di cambiare dopo il pesante Ko contro l’Olanda, un’altra sconfitta significherebbe una clamorosa eliminazione dei campioni in carica al primo turno, evento rivoluzionario nella storia dei Mondiali. Per questo adesso Andres Iniesta dice che “l’attesa di questa partita è stata lunga, ma dobbiamo lasciarci alle spalle la sconfitta contro gli olandesi e pensare ai cileni. Io avrei voluto giocare subito, almeno non ci sarebbe stato il tempo di pensare a quanto è successo a Salvador”. La ricetta di Don Andres, eroe di Sudafrica 2010, è che la Spagna “deve vincere senza pensare al numero di reti da segnare, e senza tradire il nostro modo di giocare”. Si potrebbe obiettare che si tratta dello stesso tiqui-taka che dopo un tempo ha finito la benzina, ma la Furia non può improvvisamente mettersi a fare una rivoluzione. Il ct Vicente Del Bosque non fornisce indicazioni precise da questo punto di vista, perchè “in realtà non c’è mai una ricetta esatta. Confermo che farò dei cambi, chi non ha giocato contro l’Olanda fa comunque parte di grandi club e può reggere anche la ribalta dei Mondiali”. A rischiare il posto sarebbe in particolare Xavi a beneficio di Koke, ma la presenza in conferenza stampa di Fernando Torres (“l’idea di un’altra sconfitta non ci passa nemmeno per la testa”, dice l’ex ‘bambino d’oro’) fa supporre che potrebbe avvicendare Diego Costa, mentre in difesa dovrebbe essere confermato Piquè nonostante gli errori commessi contro l’Olanda. Idem per Casillas fra i pali. “Bisogna accettare le critiche dopo una sconfitta come quella di Salvador – dice ancora Del Bosque -, e lo facciamo così come ci siamo presi gli elogi quando abbiamo vinto i nostri trofei”. Contro una Spagna che sente di dover giocare “quasi una finale”, il Cile oppone una squadra, forgiata dal tecnico argentino Jorge Sampaoli, che uno dei protagonisti del carosello olandese del 1974, il difensore Wim Rijsbergen, paragona alla formazione in cui giocava lui, per far capire la forza di questa ‘Roja’ sudamericana. “Vedo che il Cile, e non lo giudico solo dalla vittoria sull’Australia – dice l’olandese, qui da opinionista tecnico -, cerca di interpretare il calcio come facevamo noi, ovvero in modo offensivo. E, come noi, cerca sempre di ritrovarsi con l’uomo più a centrocampo per fare subito il pressing quando perde palla. Era un tattica rischiosa, ma quanto ci divertivamo! E il Cile fa lo stesso”. Nel 4-3-3 di Sampaoli, volendo un po’ esagerare, il centravanti ‘alla Cruijff’ lo fa Valdivia, mentre Diaz è un mediano che arretra e dà una mano alla difesa per far avanzare gli esterni bassi. Aranguiz e Vidal cercano continuamente d’inserirsi, mentre Alexis Sanchez distribuisce pennellate di classe. Cos’, in una Rio de Janeiro oggi interamente colorata di giallo e verde e in delirio per la Selecao di casa, il ‘Maracanazo’ stavolta rischia di subirlo la Spagna, tornandosene subito a casa. (ANSA).

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