La giornata politica: Presidenzialismo impossibile

ROMA. – Pressato dall’imprevista concorrenza di Beppe Grillo, Silvio Berlusconi ha confermato che il patto del Nazareno regge. Sebbene le trattative sul modello del futuro Senato siano ancora in corso, ha fatto sapere che Forza Italia manterrà gli impegni assunti. Ha così archiviato i malumori interni a Fi che hanno animato i retroscena di questi giorni e consentito al premier di annunciare che si è ad un passo dalla chiusura. Il tempismo è una qualità che non è mai mancata al Cavaliere. Lo ha dimostrato anche in questa circostanza: l’importante era non farsi scavalcare da una trattativa tra Pd e Movimento 5 Stelle. Se anche i negoziati tra il ministro Boschi e il capogruppo azzurro Romani dovessero segnare il passo, i problemi – ha garantito – sarebbero superati in un nuovo faccia a faccia con il premier. Incontro, è il sottinteso, che avrà comunque un peso specifico ben superiore a quello del capo del governo con Beppe Grillo. Il leader di Forza Italia sventola la bandiera del presidenzialismo e chiede al Rottamatore di discuterne ben sapendo che si tratta di una strada al momento impraticabile: come dice Fabrizio Cicchitto, per realizzarlo ci vorrebbero quattro o cinque anni, il che è fuori dal calendario delle riforme. E anche ”inopportuna” (parola di Renzi) per le resistenze che incontrerebbe nel Pd. Si tratta in realtà di un modo per mascherare l’interesse vitale di Fi ad un ruolo centrale nella revisione della Carta costituzionale e della legge elettorale, sia pure in condominio con la Lega (Roberto Calderoli ha firmato un pacchetto di emendamenti condivisi con Anna Finocchiaro). Dopo l’insuccesso elettorale, è l’unica strada credibile che ha il partito per restare a galla senza scivolare nel ”limbo” temuto anche dai grillini. Per Berlusconi è anche l’unica strategia possibile per riaffermare il suo ruolo di ”padre costituente” e di capo carismatico. Il fuoco amico sotto il quale è finito Raffaele Fitto, colpevole di volere un rinnovamento dalla base, ne è la riprova: in questo momento, dopo i molti sbandamenti sulla linea da adottare, il Cav deve necessariamente riaffermare il suo ruolo di unico arbitro tra le molte anime di Forza Italia. Questo travaglio rafforza la posizione di Renzi. Il segretario-premier potrà sedersi al tavolo della trattativa con Grillo con in tasca un solido patto già siglato e che, naturalmente, è impensabile rimettere in discussione. Al massimo saranno possibili ritocchi e suggerimenti. Il che significa per i 5 stelle essere costretti a svelare subito le proprie intenzioni: accettare di entrare nella logica parlamentare di mediazione finora rispedita al mittente, oppure tornare sulle barricate. Il compiacimento espresso sul blog per la chiusura dell’Unità, determinato secondo il M5S dal ”vento della Rete”, e l’esultanza per l’alleanza conclusa con Nigel Farange in vista di una strenua battaglia con l’Europa, fanno pensare che la seconda sia l’ipotesi più probabile. Tuttavia è anche vero che la scelta europea di coalizzarsi con la destra dell’Ukip ha contraddetto per la prima volta la tattica dello splendido isolamento adottata sul piano nazionale: una asimmetria che non può reggere a lungo. Dunque ci si può aspettare qualche sorpresa ora che per la prima volta, spiega Grillo, i cittadini hanno potuto scegliere la collocazione parlamentare dei propri eletti, una ”grande vittoria della democrazia diretta”. Si vedrà ben presto l’esito di queste schermaglie. Le riforme potrebbero approdare in aula il 3 luglio, in coincidenza con l’ inizio del semestre europeo di presidenza italiana della Ue. Una scadenza alla quale Renzi lavora con un obiettivo preciso: riconciliare le opinioni pubbliche nazionali con l’Unione europea sulla base di un programma di sviluppo e di lotta alla disoccupazione discusso con i vertici di Bruxelles. Il Fondo monetario potrebbe dargli una grossa mano con l’invito alla Bce a mettere in campo immediatamente massicce operazioni di liquidità (peraltro già preannunciate da Draghi) contro lo spettro della deflazione. In tal caso la Germania difficilmente potrebbe opporsi e il Rottamatore, all’esordio sul palcoscenico europeo, ne trarrebbe benefici frutti d’immagine. (Pierfrancesco Frerè/ANSA)

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