Venezuela: Maduro in crisi, critiche anche da militari

CARACAS. – Dopo la contestazione interna al chavismo, ora le critiche dalle Forze Armate. Incalzato dalla crisi, il presidente venezuelano Nicolás Maduro si è visto obbligato ad annunciare che dedicherà la prima metà di luglio a una “revisione esaustiva” del lavoro del suo governo, lanciando “una rivoluzione dentro la rivoluzione” che comporterà anche un rimpasto del suo gabinetto di ministri. “Analizzeremo tutto, ci riuniremo con i vicepresidenti e i ministri, dicastero per dicastero, per vedere come va ogni progetto”, ha promesso Maduro nel suo consueto programma radiofonico settimanale, durante il quale ha sottolineato che “è necessario voltare pagina e scordare gli scontri e le lettere: ora basta, ci siamo detti quello che avevamo da dirci, ma ora la mano è tesa verso tutti i compagni”. Parlando delle “lettere” Maduro alludeva all’ondata di critiche scatenata da una lettera aperta di Jorge Giordani, l’ex ministro della Pianificazione considerato il padre del modello economico chavista, nella quale denunciava “un vuoto di potere nella presidenza” e una corruzione crescente nei quadri del governo. Il duro attacco di Giordani è stato applaudito da vari dirigenti chavisti, come Hector Navarro, ex ministro all’Energia e Istruzione, e malgrado il forte richiamo di Maduro alla “lealtà e alla disciplina” e l’allontanamento di Navarro dalla segreteria del partito di governo, di fatto ha rotto un tabù: ora è possibile criticare il governo senza essere immediatamente accusati di essere traditori della Patria. E così si è arrivati al punto che Yoel Acosta Chirinos – uno degli alti ufficiali che partecipò con Chávez al putsch fallito del 1992 – ha diffuso una dichiarazione nella quale, dopo aver analizzato la grave crisi economica che attraversa il paese, conclude che “la rinuncia di Maduro e dei suoi ministri è inevitabile, perdere altro tempo è un sacrificio inutile”. Acosta ha aggiunto che le forze armate devono “assumere la loro missione storica di salvatori della democrazia”, il che ha scatenato speculazioni su un possibile intervento politico dei militari, al punto che il generale Vladimiro Padrino López, capo del comando strategico, ha dovuto precisare che “disconoscere la leadership del presidene è un’ipotesi che non è in discussione”. Assediato da una grave situazione economica – con un’inflazione al 60%, problemi di approvvigionamento dei prodotti di prima necessità  e una crisi persistente delle infrastrutture – Maduro, eletto nell’aprile del 2013 con un vantaggio di poco meno dell’1,5%, affronta ora una crisi ancora più complessa di quella delle proteste dei piazza lanciate a febbraio che in tre mesi ha provocato 41 morti. Contrariamente al suo predecessore, infatti, il “presidente operaio” non proviene dai ranghi militari né dispone del prestigio di Chávez nelle Forze Armate. La sfida aperta alla sua leadership costituisce dunque un nuovo elemento di incertezza per il futuro, anche immediato, del Venezuela.

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