Eugenio Marino: “In Venezuela per capire meglio la vostra realtà”

CARACAS – Non è una visita inattesa. Si avvicinano le votazioni per il rinnovo dei Comites, un appuntamento che le nostre comunità aspettano da tempo e che ci auguriamo non venga rimandato ulteriormente. E’ questa una delle ragioni fondamentali che hanno spinto Eugenio Marino, responsabile dell’Ufficio Italiani nel Mondo del Partito Democratico a venire in Venezuela. Poche, pochissime ore. Insomma, una visita lampo durante la quale Marino incontrerà la nostra comunità e che approfitterà per rilanciare il Circolo del Partito Democratico in Venezuela, dopo l’eccellente risultato ottenuto da Antonella Pinto nelle scorse parlamentarie.

– Vengo in Venezuela perché considero giusto visitare il Paese dopo gli ottimi risultati del Pd nelle scorse elezioni – afferma Eugenio Marino raggiunto telefonicamente dalla ‘Voce’ -. Stiamo costruendo un’agenda politica. Nei prossimi mesi, e comunque prima della fine dell’anno, è prevista l’elezione dei Comites. Ho in programma viaggi in vari paesi dell’America Latina per parlare con i connazionali di questa importante scadenza più volte rimandata. La mia visita in Venezuela è anche motivata dal desiderio di capire meglio la realtà odierna del Venezuela, voglio saperne di più; sarà importante incontrare la nostra Collettività e ascoltare quali sono i suoi problemi. Insomma, verificare lo stato delle cose e capire in che modo l’Italia e in particolare il nostro partito potrebbero aiutare. Noi guardiamo sempre con interesse a quanto accade in America Latina soprattutto in quei paesi in cui la situazione può diventare ancora più critica.

– Naturalmente mantenete stretti contatti con i nostri Parlamentari. L’on. Porta conosce molto bene la realtà del Venezuela e certamente ne ha parlato all’interno del Partito Democratico. Quali margini d’intervento credete vi potrebbero essere per portare avanti un’azione a favore della nostra Collettività e anche dei politici italo-venezuelani schierati con l’opposizione che oggi sono in gravi difficoltà?

Sostiene innanzitutto che il partito e i suoi parlamentari sono già intervenuti “nel momento più acuto del confronto politico in Venezuela”.

– Rivendichiamo con orgoglio – rileva – la nostra azione. Abbiamo impegnato il partito a livello nazionale e abbiamo manifestato in maniera chiara la nostra posizione sia nel Parlamento italiano sia in quello Europeo. La nostra volontà è, e resta, sempre quella di favorire il dialogo tra le parti.

Spiega che vi è  una sola via percorribile per uscire dalla crisi: il dialogo.

– Vogliamo che in Venezuela si ristabilisca un clima di pace, di tranquillità e di democrazia – aggiunge -. Si possono avere idee diverse su come organizzare la società, ma ogni trasformazione deve avvenire attraverso un processo pacifico che garantisca la libertà, il rispetto delle singole opinioni e del dissenso. La violenza va fermata. Il progresso del paese si può ottenere solamente garantendo, attraverso processi democratici, le libertà economiche e quelle individuali. Su questi precetti abbiamo impostato la nostra azione politica e parlamentare in Italia e in Europa.

– Quale importanza attribuisce il Pd alle nostre comunità all’estero e, in particolare, a quelle oltre oceano?

– E’ la stessa che attribuiamo a qualunque cittadino italiano – risponde immediatamente. E spiega:

– I connazionali che vivono all’estero hanno gli stessi doveri e diritti di chi vive a Roma, a Milano o a Bolzano. Non vi è alcuna differenza.

Poi aggiunge che hanno la “particolarità di avere, anche, una marcia in più”.

– Sono le antenne del nostro Paese; gli anelli di congiunzione tra l’Italia e il resto del mondo – prosegue -. Noi del Pd guardiamo sempre con interesse all’internazionalizzazione del nostro Paese. Abbiamo vincoli di amicizia e di sangue con l’America Latina. Cerchiamo di coltivare un rapporto profondo con le nostre comunità, soprattutto quando queste vivono momenti difficili -.

Europa e America. Collettività molto simili ma anche tanto diverse. Differenze che derivano dalle enormi distanze che le separa dalla Madrepatria, dalle realtà dei Paesi in cui vivono e lavorano e dalle necessità che ne emergono.

– Quali differenze esistono tra le comunità italiane che vivono in Europa, e che in pochissime ore possono raggiungere Roma; e quelle residenti in America Latina, assai distanti dalla Madrepatria?

– E’ solo una differenza di carattere logistico – assicura -. Logistico e pratico. In Europa, con poche ore di volo o addirittura di treno, si torna in Italia. Le comunità d’oltreoceano hanno, dal punto di vista logistico, un rapporto più sfilacciato. La differenza, ripeto, per noi è solo logistica. Oggi, comunque, le nuove tecnologie permettono di mantenere un contatto quotidiano con i connazionali che risiedono anche in paesi molto lontani. C’è Internet, c’è Skipe.

Cambiamo argomento. Passiamo ai Comites. Se non vi saranno colpi di timone, come promesso dalla politica, il rinnovo dovrebbe avvenire entro l’anno. Alcuni Comites e noi ne sappiamo qualcosa, non possono vantare grossi risultati. Colpa dell’istituzione o dei suoi membri?  E’ questa la ragione per la quale chiediamo:

 

– Quali sono le funzioni che dovrebbero realmente avere i Comites? Alla luce dell’esperienza accumulata in questi anni, li ritiene uno strumento utile, valido? Perché oggi il cittadino che si sente deluso dovrebbe votare?

– I Comites sono istituzioni – spiega -. E come tutte le istituzioni hanno un valore intrinseco che è sempre importante e uno che dipende da chi lo svolge. Alcuni membri di Comites sono stati più attivi ed attenti di altri, ma l’istituzione in sé non ne è responsabile.

Sostiene che anche in Italia vi sono Comuni molto attivi, “che fanno cose bellissime e altri, invece, apatici perché gestiti da pessimi amministratori”.

– Non dipende dal Comune, in quanto istituzione – insiste – ma da chi lo rappresenta.

A giudizio di Marino i Comites sono “rappresentanze di base che hanno avuto un’evoluzione storica importantissima”. E aggiunge:

– Sono organismi nati dalla volontà dei cittadini che oggi essi rappresentano. Sono una conquista. Una cassa di risonanza delle istanze delle nostre comunità. Servono a far capire alle autorità diplomatiche italiane quali sono i problemi delle Collettività e quali le opportunità che offrono all’Italia.

E prosegue:

– Perché votare? Perché l’istituzione è valida e, in quei paesi in cui i loro membri non si sono rivelati all’altezza del ruolo che ricoprono, il cittadino ha una ragione in più per recarsi alle urne, deve contribuire a favorire un cambiamento positivo. Insomma, il voto deve premiare chi si è dato da fare e castigare chi, al contrario, non ha lavorato. Insisto, l’istituzione è utile: serve alle comunità e serve al nostro Paese.  Se il Comites no funziona non va eliminato, vanno cambiate le persone.

– Come si voterà?

– In questo momento – ci dice – se ne sta discutendo. La soluzione migliore sembra il voto per corrispondenza ma solo per quei cittadini che esprimono la volontà, il desiderio di farlo. Io credo che in questa formula ci sia un elemento di grande sicurezza. Chi esprime il desiderio di votare è cosciente dell’importanza del suo voto e pertanto seguirà con molta attenzione il percorso del suo plico. In questo modo, poi, circoleranno meno schede e, quindi, ci saranno meno possibilità che vadano in mani sbagliate. Dobbiamo avere un senso di responsabilità. Siamo chiamati tutti a essere più vigili: autorità consolari e diplomatiche, associazionismo, partiti e, in generale, tutti i cittadini. Il voto  non deve essere inquinato da personalità o organizzazioni criminali che mettono a rischio il diritto fondamentale dei cittadini.

Ammette che in passato “ci sono stati presunti brogli e irregolarità sui quali la magistratura ha cominciato ad indagare”

Marino, che domani sera incontrerà la nostra Collettività nel Centro Italiano Venezolano di Caracas, è convinto che “nell’ultima tornata elettorale si sono verificate meno irregolarità che in passato”. (Mauro Bafile/Voce)

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