La ripresa è più difficile del previsto

ROMA. – Da una parte la crescita piatta. Stagnante. Dall’altra le difficoltà nella realizzazione dei tagli selettivi, le cui risorse sono già in parte ”impegnate” dal Parlamento in questi mesi. Appare decisamente in salita la strada per centrare gli obiettivi di finanza pubblica. La ‘stagnazione’, per usare le parole dell’Istat, ridurrà gli incassi fiscali e metterà in tensione i conti pubblici. Nessuna manovra è in arrivo sul 2014. Ma sul 2015 tra promesse da onorare (stabilizzazione 80 euro, calo 10% Iva, estensione bonus a pensionati e partite Iva) e risorse già impegnate il compito si fa difficile. Il premier Matteo Renzi ha detto di attendersi 16 miliardi dalla revisione della spesa nel 2015, ma altrettanto chiaramente il commissario Carlo Cottarelli ha spiegato come questi risparmi ”futuri” sono già stati sottoposti ad una sorta di ”erosione” parlamentare: 1,6 miliardi sono già stati impegnati. A pesare è soprattutto il quadro congiunturale. ”Il recupero della crescita economica si annuncia più difficile di quanto prospettato – certifica l’Istat nella sua nota mensile sull’economia italiana – I segnali provenienti dalle famiglie e dalle imprese sembrano delineare una fase di sostanziale stagnazione”. Un grafico indica in modo esplicativo che nel secondo trimestre – i dati arrivano la prossima settimana – ci si attesterà attorno a +0,2%. Anche il premier mette le mani avanti. ”La situazione economica nella quale siamo non e’ quella che avremmo voluto vedere – spiega – si immagina ripresa a livello europeo che non sta arrivando o sta arrivando in modo meno forte”. Poi, subito dopo, corregge il tiro. ”A me settembre non fa paura, non perché sono uno scriteriato, ma perché vedo i dati”. E i suoi spiegano che in base ai dati non servono manovre. Già i dati. Solo a metà settembre il governo metterà a punto il nuovo quadro macro economico. Ma e’ chiaro che la crescita non sarà dello 0,8% come programmato. Il deficit, ora al 2,6%, potrebbe salire fino al 2,9%. Se così sarà davvero non servirà una manovra per quest’anno. Diverso, invece, se il pil sarà fermo sullo zero. Ma per il prossimo anno è certamente partita la caccia alle risorse: obiettivo ridurre il deficit e attuare politiche pro-crescita. Per evitare tasse si puntava sulla spending review di Cottarelli, che aveva promesso 17 miliardi. Di questi 2,7 miliardi sono già stati trovati con il decreti Irpef. Ma se si guarda alla ”lista della spesa” si scopre già che i conti hanno qualche criticità. Ne servono 14,3 solo per stabilizzare gli 80 euro e il calo del 10% Irap anche nel 2015. ”Siamo sicuri che abbiamo le coperture”, ha assicurato Renzi. Servono poi 4,9 miliardi per correggere il deficit (come previsto dal Def), circa 3 miliardi per evitare che scattino tagli agli sconti fiscali previsti come clausole di salvaguardia. Ci sono poi le spese non rinviabili (come le missioni all’estero). Ma soprattutto servono i soldi per onorare la promessa di estendere il bonus di 80 euro anche ai pensionati e ad alcune partite Iva. Forse anche alle sue difficoltà pensava il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan quando, incontrando il ministro Francese Michel Sapin, ha sostenuto: ”serve uno sforzo per sostenere la crescita in un contesto di consolidamento delle finanze”. (di Corrado Chiominto/ANSA)

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