La moda italiana parla francese, arabo e americano

MILANO. – La geografia della moda italiana già da anni ha abbattuto le frontiere della proprietà. Anche se in base a un recente studio di Deloitte siamo ancora il paese maggiormente rappresentato nella moda, con 23 società italiane tra le Top75, sono le francesi quelle che realizzano il maggior fatturato. La parte del Leone la fa Lvmh che in Italia è ‘calata’ più volte. Nel portafoglio del gruppo guidato da Bernard Arnault sono infatti finite negli anni Fendi, Emilio Pucci, Loro Piana, Bulgari. Parlano francese con Kering la Gucci (a lungo contesa con Lvmh) e Bottega Veneta, Sergio Rossi, Brioni. Restando in Europa, Frette è sotto il controllo degli inglesi del fondo Change Capital Partner, e Bruno Magli in mano agli svizzeri di Da Vinci Invest (in precedenza degli inglesi di Fortelus Capital Management). Nell’orbita degli Emirati sono finite Valentino (Mayhoola for Investments del Qatar) e la Gianfranco Ferrè (Paris Group di Dubai). In Asia sono approdate Mandarina Duck e Coccinelle (con lo smembramento del gruppo Burani acquisite dai coreani di E-Land), Sixty (Crescent HydePark di Singapore). Oltre Oceano Poltrona Frau (americana Haworth) e Twin-Set (fondo Carlyle). Hanno poi aperto il loro capitale agli stranieri la Nazareno Gabrielli (28% al gruppo libanese Iris Fund) e ultima la Versace che a febbraio è finita nell’orbita del fondo Blackstone (oggi al 20%).

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