Festa nazionale in Catalogna aspettando la secessione

MADRID. – Un’enorme bandiera catalana a strisce gialle e rosse avvolge il Palazzo della Generalitat, in Plaza San Jaume: lo ha voluto il governo del presidente Artur Mas per la celebrazione della Diada, la festa nazionale che si celebra giovedì prossimo. Per il terzo anno consecutivo, l’Assemblea Nazionale della Catalogna (Anc) mobiliterà il fronte indipendentista, questa volta con un gigantesco mosaico umano, a forma di V (come Vittoria), lungo gli 11 km della Gran Via e la Diagonal. “E’ la Diada definitiva” promette il presidente dell’Anc, Carme Forcadell, nel giorno in cui la Catalogna commemora il terzo centenario della caduta di Barcellona nelle mani dell’esercito borbonico, l’11 settembre del 1714. Una dimostrazione di forza nel conto alla rovescia per il referendum indipendentista del 9 novembre. Gli iscritti per il mosaico – che rimpiazzerà l’enorme catena umana che ha caratterizzato l’edizione dello scorso anno – hanno già superato i 450mila. Per guadagnare adesioni, l’Anc ha lanciato un nuovo video – dopo quello nella pagina web CataoniaVotes’, che ha per testimonial l’allenatore del Bayern Monaco ed ex blaugrana, Pep Guardiola – sfruttando i colori della Roja. Vi appaiono indipendentisti, in magliette rosse o gialle, che alludono alla campagna pro-nazionale di calcio: “Con la rossa o la gialla vinceremo”, è lo slogan. Mas ha anticipato il principale atto istituzionale – l’offerta floreale – al 10 settembre, per la prima volta al Fossar de les Moreres, scenario simbolo dell’indipendentismo, memorial dei caduti nell’assedio del 1714. Come contrappunto, giovedì si mobiliterà a Tarragona il ‘fronte unionista’, la Società Civile Catalana contraria alla secessione, che raggruppa politici di segno diverso, costituzionalisti. Nella regione tutti gli sguardi sono puntati sui risultati del referendum in Scozia del 18 settembre: “Una vittoria del ‘sì’ ci avvantaggerebbe molto”, ha ammesso il ‘president’. Per sfruttare l’eventuale effetto volano, Mas ha fissato intorno al 20 settembre l’approvazione della legge di consultazione, con la quale vuole dare copertura legale alla convocazione delle urne. Nel muro contro muro, l’esecutivo centrale del premier Mariano Rajoy ha ripetuto oggi di avere già pronti “tutti i meccanismi di cui dispone lo Stato di diritto”: ovvero, il ricorso alla Corte costituzionale, che casserà immediatamente la consultazione popolare. Le incognite restano sulla mossa successiva del leader di CiU: andrà avanti o meno nella sua sfida secessionista? Stando agli ultimi sondaggi, fra un 45% e un 55% dei catalani si oppone a un referendum fuorilegge. Un’ampia maggioranza è a favore della ‘terza via’, una soluzione costituzionale in senso federalista. E solo un terzo dei catalani considera possibile lo scenario dell’indipendenza. In uno scenario politico sempre più frammentato, il segretario socialista Pedro Sanchez ha offerto a Mas una via d’uscita: un accordo per la riforma costituzionale “che riconosca la singolarità della Catalogna” e gli consenta di concludere i due anni che restano della legislatura. E qualcosa potrebbe muoversi nel labirinto catalano. (di Paola Del Vecchio/ANSA) –

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