Obama silura il capo del Pentagono, divergenze su guerra a Isis

NEW YORK. – Alle prese con la guerra all’Isis, il Pentagono ha bisogno di ‘aria nuova’: lo ha certificato il presidente Barack Obama, silurando proprio il numero uno, il segretario alla Difesa Chuck Hagel. “Oggi ho presentato le dimissioni”, ha annunciato lo stesso Hagel in una breve dichiarazione alla stampa dalla Casa Bianca. Accanto a lui, Obama gli ha pubblicamente reso omaggio, descrivendolo come “un giovane sergente della guerra in Vietnam che è arrivato a servire come 24esimo segretario alla Difesa degli Stati Uniti” e ha gestito l’incarico in maniera “esemplare”. Ma dietro le quinte, sullo sfondo di chiare divergenze emerse negli ultimi mesi, alcune fonti protette dall’anonimato affermano che in realtà Hagel ha deciso “sotto pressione”, e che è stato proprio il Commander in Chief a volere un passo indietro del capo del Pentagono e unico repubblicano nel suo ‘team di rivali’, con il quale aveva condiviso sin da subito l’opposizione alla guerra in Iraq voluta da George W. Bush. Un’opposizione che ha reso l’ex senatore del Nebraska odioso a gran parte del Partito repubblicano, che poi gliel’ha fatta pagare ostacolando al Senato la conferma della sua nomina, poi ottenuta con un margine molto ridotto, di soli sette voti. Che ci fossero delle dissonanze tra Hagel e la Casa Bianca era ormai chiaro da tempo, specie dopo che ad agosto Hagel disse pubblicamente che l’Isis rappresenta “una minaccia imminente ad ogni nostro interesse” ed è qualcosa che “va oltre tutto ciò che abbiamo visto finora”, mentre l’amministrazione ancora cercava di mantenere toni più misurati. Il mese scorso, poi, il New York Times aveva scritto che si profilavano cambiamenti nel team del presidente e in particolare si citava una difficoltà del segretario di Stato John Kerry ad essere “in sincrono” con la Casa Bianca e un attrito con Hagel dopo che il capo del Pentagono aveva inviato alla stessa Casa Bianca un “memo” particolarmente critico del fatto che la strategia americana anti-Isis per la Siria non chiarisse con precisione le intenzioni degli Usa riguardo Bashar al Assad. La strategia Usa anti-Isis ha poi continuato ad evolversi, come ha più volte detto il capo di Stato maggiore interforze Martin Dempsey, che negli ultimi mesi ha più volte rubato la scena a Hagel, anche davanti al presidente. Ma che i giochi fossero fatti è apparso chiaro quando all’inizio di novembre è arrivata anche la notizia di un “rinvio” di un viaggio di Hagel in Asia che era stato programmato da molto tempo, e che era considerato particolarmente importante nel momento in cui cresce tra gli alleati degli Usa nella regione il timore che la priorità dell’amministrazione Obama di fare dell’Asia un perno della politica estera americana sia stata ora messa da parte. Nelle ultime due settimane, ci sono poi state una serie di riunioni con Obama e alla fine il presidente e il segretario alla Difesa, che ha 68 anni, “hanno determinato che è ora che al Pentagono ci sia una nuova leadership”, ha riferito una fonte del Washington Post. “Nei prossimi due anni ci vorrà un diverso tipo di attenzione”, ha detto dal canto suo un alto funzionario al New York Times. E ancora prima che arrivasse l’annuncio ufficiale, diverse fonti avevano già avviato il totonomi per la successione. Da subito in pole position è apparsa per la prima volta una donna, Michele Flournoy, 53 anni, che ha una notevole conoscenza del Pentagono essendo stata sottosegretario alla Difesa con Robert Gates e Leon Panetta, dal 2009 al 2012. In seconda posizione c’è Ashton Carter, 60 anni, che a sua volta ha l’esperienza necessaria, essendo stato già numero due del Pentagono, dal 2011 al 2013. Come dire che si cerca un rinnovamento, ma nella continuità.

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