Cricket: la pallina maledetta, così è morto Hughes

Australian test cricketer Phil Hughes critical after injury

ROMA. – Una tragica fatalità, una sfortunata coincidenza: ma a conti fatti un dramma. E’ morto così il battitore australiano di cricket Phillip Hughes, spirato dopo due giorni di agonia in un ospedale di Sydney dopo essere stato colpito da una pallina che viaggiava a 130 kmh durante il match tra New South Wales e la sua squadra, South Australia, valido per lo Sheffield Shield, il campionato professionistico australiano di cricket.  Sottoposto ad intervento chirurgico d’urgenza per alleggerire la pressione sul cervello, il 25enne non ce l’ha fatta, senza aver mai ripreso conoscenza ed essere rimasto per due giorni in coma. L’imprevisto sta nel fatto che Hughes indossava un casco protettivo, ma è stato colpito sotto l’orecchio, in una zona ‘aperta’, trasformando la casualità in tragedia. Una traiettoria impazzita è all’origine dell’incidente, anche se una serie di altre circostanze hanno contribuito all’emorragia. A cominciare dal fatto che Hughes, che era in zona di battuta, non indossava il classico elmetto protettivo, quello che ha una protuberanza che copre completamente la zona dell’orecchio, ma un elmetto che protegge solo parzialmente la testa. La pallina – quelle da cricket sono molto pesanti, intorno ai 160 gr per 22,5 cm – ha fatto il resto: prima è rimbalzata al suolo e poi, con una traiettoria ‘assassina’ ha colpito il giocatore. La morte di Hughes ha gettato nello sgomento l’intero Paese (con tanto di cordoglio del premier Tony Abbott che ha parlato di “tragedia per tutti gli australiani”) e messo sotto choc il mondo del cricket dove la morte di un giocatore è evento davvero raro. Phil Simmons, ex battitore delle West Indies, fu vittima di un analogo incidente nel 1988, ma in quel caso ci fu anche un elemento meno casuale dato che non indossava il casco protettivo. Operato alla testa, gli fu asportato l’ematoma al cervello ma si riprese e tornò addirittura a giocare.

Lascia un commento