Renzi, non ci preoccupa lo stop di Putin a South Stream

Putin, Ue sabota South Stream, gas può andare altrove

 

BRUXELLES. – Lo stop a South Stream, annunciato in modo unilaterale dallo ‘zar’ Putin, non preoccupa l’Italia, nonostante il crollo in borsa di Saipem. Sono le rassicurazioni del premier Matteo Renzi, che planano sul rimpallo di accuse tra Mosca e Bruxelles, dove la parola chiave resta “diversificazione delle fonti”. La porta però non sembra ancora del tutto chiusa: le reali intenzioni del presidente russo non sono chiare, e finora è stata confermata la riunione di martedì prossimo a Bruxelles per cercare di risolvere il contenzioso sugli accordi del gasdotto che violano le norme Ue. “Il progetto South Stream era fortemente contestato e condizionato dalla procedura di infrazione Ue, un progetto che noi non consideriamo fondamentale per l’Italia, quindi la decisione di bloccarlo non è un elemento di preoccupazione”, ha dichiarato il premier da Algeri, uno dei principali partner gasieri dell’Italia. E infatti Renzi non a caso ha evidenziato “il tema di scelte strategiche con la Russia, i Paesi dell’Est e i Paesi africani, così come l’amicizia strategica che ci lega all’Algeria e porta l’Eni e l’Enel ad essere realtà importanti”. L’Italia, insomma, non è stata colta di sorpresa, e già l’ad di Eni, ha ricordato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, recentemente “aveva confermato l’interesse italiano, tuttavia segnalando una soglia di investimento oltre la quale sarebbe stato complicato continuare ad investire in questo progetto”. Il vero nodo restano le reali intenzioni russe. “I prossimi giorni, le prossime settimane, ci diranno – ha evidenziato Gentiloni – se l’annuncio fatto ieri dal presidente Putin sarà definitivo o no”. Il punto debole di South Stream è infatti la sua fonte di approvvigionamento, ovvero la Russia, un dato di fatto sempre più critico dopo lo scoppio della crisi in Ucraina, il degradarsi delle relazioni europee con Mosca e il contestuale rafforzarsi dei legami con Kiev. South Stream era stato concepito proprio per bypassare l’Ucraina mentre ora il suo congelamento la riconferma come primo paese di transito per il gas russo verso l’Ue. “Non la Russia, ma quelli che hanno di fatto ucciso il progetto dovrebbero valutarne le conseguenze”, ha tuonato Mosca accusando la Commissione Ue, che un anno fa con lo scoppio della crisi a Kiev ha bloccato gli accordi intergovernativi tra Gazprom e i paesi Ue ritenendoli in violazione delle norme Ue sulle infrastrutture energetiche (unbundling, prezzi, accesso). Da allora si sono succedute una serie di riunioni guidate da Bruxelles per superare l’impasse, e il 9 è stata confermata quella già in programma. “La Commissione non è mai stata contro South Stream, ma abbiamo solo detto che deve rispettare le regole Ue”, ha respinto le accuse Bruxelles, dove i tre ‘big’ Federica Mogherini, Maros Sefcovic e Kristalina Georgieva hanno ribadito l’importanza della “diversificazione delle fonti” per garantire la sicurezza energetica Ue. L’Europa guarda infatti al gas azero che arriverà in Europa attraverso Grecia, Albania e Italia con il Tap, che “era, è, e resterà prioritario per il nostro paese – ha sottolineato il viceministro allo sviluppo economico Claudio De Vincenti – indipendentemente da South Stream”. L’Europa intanto non dimentica gli Stati Uniti e il potenziale energetico che viene dallo shale gas, di cui discuterà domani a Bruxelles al Consiglio energetico Ue-Usa. (di Lucia Sali/ANSA)

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