Renzi chiude semestre, l’Ue si allarghi o non ha futuro

Italian Prime Minister Matteo Renzi visits Tirana

TIRANA. – Al “bivio” del cambiamento, l’Ue deve saper ampliare i propri confini. Spingerli un po’ più in là. Verso il Mediterraneo, perché torni a essere “Mare nostrum”. E verso i Balcani, che sono “fuori dalle istituzioni” ma già “dentro l’Europa”. E’ questo il messaggio con cui Matteo Renzi sceglie di chiudere il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Da Tirana, con un forte sostegno al percorso di adesione dell’Albania, perché “o l’Europa si allarga o non ha futuro, perde una grande occasione”. E in continuità ideale con il primo viaggio da premier a Tunisi, a marzo, per collocare il Mediterraneo al centro della propria azione. Nelle ore in cui si piangono le vittime della Norman Atlantic, la visita a Tirana diventa però per Renzi anche occasione per esprimere riconoscimento a chi, come l’Albania, ha cooperato alle operazioni sotto guida italiana. E un momento per manifestare il dolore e la vicinanza alle famiglie, nonchè fiducia nell’azione della magistratura nell’accertare le cause della sciagura. C’è inoltre “l’orgoglio” per come l’Italia ha saputo evitare che la tragedia divenisse “ecatombe”, salvando oltre 400 vite e dando prova, “tecnicamente parlando”, di atti di “eroismo”. Perché, sottolinea il premier citando il Talmud, “chi salva una vita salva il mondo intero”. L’Italia ha mostrato in un’occasione “tragica” che “cosa sa fare”, dice il presidente del Consiglio nel breve saluto ai rappresentanti della comunità italiana in Albania. E non è banale sottolinearlo, spiega, in un momento in cui “vince la sfiducia” e i sogni degli italiani si sono “rimpiccioliti”. Ci si deve allora augurare che “il 2015 sia all’altezza dei nostri sogni e i nostri sogni all’altezza del nostro Paese”. Nella sua azione per riportare l’Italia a essere non più fanalino di coda ma locomotore dell’Europa, Renzi ribadisce che la via maestra è “cambiare”. “Togliersi un po’ di polvere di dosso” e spazzare via le “tante cose cattive”. Fare le riforme non perché ce le chiede l’Ue ma perché servono al Paese. Farle, rivendica, con un’impronta di sinistra perché “non è vero”, come dicono i detrattori del Jobs act, che sono di destra. Ma anche continuare a battere il tasto, a livello europeo, di un’idea diversa di Europa, che parla di crescita e non di “vincoli”, di “speranza” e non delle regole della “burocrazia”. Tirana, dunque. Perché l’Albania condivide con l’Italia una “bella storia di integrazione” e con i Balcani è “il cuore dell’Europa”. Il 23 gennaio, all’indomani del bilaterale di Renzi con Angela Merkel a Firenze, a Roma si incontreranno i ministri degli Esteri di Italia, Serbia e Albania, in un trilaterale che potrebbe diventare vertice anche tra capi di governo. Sarà l’occasione per rinsaldare i rapporti economici, che già vedono l’Italia come primo partner commerciale per Tirana. Ma il presidente del Consiglio decide di rilanciare subito il tema dell’adesione all’Ue: ne fa il passaggio finale del semestre, di cui tirerà le fila il 13 gennaio a Strasburgo. A Tirana, dove qualche mese fa è stato in visita Giorgio Napolitano, Renzi incontra il presidente del Parlamento Ilir Meta, il presidente della Repubblica Bujar Nishani e il primo ministro Edi Rama. A lui lo lega un’amicizia iniziata quando erano entrambi sindaco, l’uno di Firenze, l’altro di Tirana. Ma soprattutto, sottolineano entrambi, il dover rappresentare due Paesi sempre più vicini, per rapporti commerciali ma anche per la presenza di tanti albanesi in Italia e ora anche tanti italiani in Albania (“Ventimila”, dice Rama). Nella legge di stabilità, si compiace Rama, c’è una norma che “dopo 60 anni” cancella il “diritto fisso”, una tassa che gli albanesi pagavano sul trasporto delle merci in Italia. E sono aperti i tavoli di discussione per il riconoscimento delle pensioni tra i due Paesi. Ma c’è anche l’impegno a difendere la cattedra di albanologia all’università la Sapienza di Roma. (dell’inviato Serenella Mattera/ANSA)

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