Le multinazionali lasciano l’Italia e i manager vanno in provincia

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MILANO. – Le multinazionali lasciano l’Italia e i manager, più che all’estero, trovano un impiego in provincia. E’ una delle tendenze del mercato del lavoro, almeno nella fascia alta, secondo Eurosearch Consultants, prima società italiana di cacciatori di teste. ”Prima se proponevi un trasferimento ad Ancona o Pescara il manager scappava. Ora invece scopre che nella piccola e media impresa può trovare una maggiore delega di responsabilità rispetto ai grandi gruppi”, osserva Niccolò Giunta, a.d di Eurosearch. Con la crisi le multinazionali che avevano sedi in Italia chiudono i battenti e, se non lo mandano a casa, spostano il personale negli headquarters stranieri. ”Quando in un grande gruppo il tuo Paese non è più strategico sei tagliato fuori. L’autonomia di un dirigente, così come la dimensione della responsabilità locale, in molte attività, per esempio il marketing, è sempre minore e solo trasferendosi all’estero il manager può avere opportunità di crescita”, spiega Giunta in una colloquio con l’ANSA, citando settori quali il largo consumo, la farmaceutica e l’industria. Accanto agli spostamenti oltre confine, che riguardano anche le aziende italiane che hanno necessità di avere propri addetti in posizioni di rilievo in nuovi mercati esteri, da qualche tempo si è rafforzata la tendenza a passaggi interni in Italia dalle grandi città alla provincia. Qui hanno spesso base le piccole e medie imprese: e’ il caso delle ‘packaging valley’ in Emilia Romagna e in Campania, della produzione di calzature nelle Marche, della metalmeccanica e della micromeccanica nel bresciano, del cibo di qualità nella zona di Alba in Piemonte. Nei traslochi dal centro alla periferia al manager è richiesto un cambio di mentalità: ”deve continuare a parlare l’inglese ma imparare pure il dialetto”, sintetizza il cacciatore di teste. (di Marcella Merlo/ANSA)

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