La Consulta boccia il referendum sulle pensioni, la Lega attacca

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ROMA. – La legge Fornero non sarà sottoposta a referendum abrogativo. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito proposto dalla Lega sulla norma che ha riformato le pensioni. Una norma che ha comportato lo strascico, pesante, degli esodati e che ora attende un intervento auspicato, in fondo, dallo stesso ex ministro del Lavoro del governo Monti, quando dice: “Il Parlamento se vuole esamini la riforma con pacatezza e lungimiranza”. Ma la prima reazione che arriva dal mondo politico non è di questo tenore. Oggi per protesta i deputati del Carroccio hanno abbandonato l’Aula della Camera, chiedendo di sospendere l’esame sulla legge elettorale. Ai giudici della Consulta, il leader della Lega Salvini, manda a dire che hanno “fottuto un diritto sacrosanto” alla gente. “E’ una vergogna. Vaffa…. Non finisce qui. Questa Italia mi fa schifo, mi batterò per ribaltarla”, aggiunge. “Se le vie normali non bastano, troveremo vie più fantasiose”. Ce n’è anche per la prossima elezione del capo dello Stato, visto che tra i nomi circola quello di Amato, più volte ministro e presidente del Consiglio e ora giudice costituzionale: nome su cui Salvini, fa una croce su. “Si scordino di proporlo”, taglia corto. “Sconcertato” Roberto Calderoli, primo firmatario del referendum, che parla di “sentenza salva-Renzi”. Il governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni, accusa la Corte di aver preso una “una decisione tutta politica” perché “i requisiti per l’ammissibilità c’erano. La Consulta è un organo ormai politicizzato” e le regole per eleggerla vanno cambiate, sostiene. Linea che trova concordi esponenti di Forza Italia. La sentenza, che sarà depositata prossimamente, permetterà di capire perché la Corte ha ‘bocciato’ il referendum. Certo, un peso lo avrebbe avuto il fatto che il quesito referendario si proponeva di abbattere l’art. 24 del decreto legge 201/2011, la manovra cosiddetta Salva-Italia: l’art. 75 della Costituzione dice che non è ammesso il referendum per leggi tributarie e di bilancio e tra la tenuta dei conti dello Stato e la riforma delle pensioni c’è un nesso, reso più stringente dai vincoli sul pareggio di bilancio previsti in Costituzione, da quando l’art.81 della Carta è stato modificato. La riforma Fornero varata con il Salva Italia ha elevato i requisiti per le pensioni di vecchiaia delle donne, ha dato un giro di vite sull’anzianità contributiva eliminando le quote e innalzando il limite per l’uscita, ha esteso a tutti il metodo di calcolo contributivo al posto del retributivo. La norma ha prodotto il fenomeno degli esodati, persone che avevano concordato un’uscita anticipata dal lavoro con le aziende e, per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile, si sono ritrovate all’improvviso senza stipendio, senza assegno di pensione e anche senza ammortizzatori sociali. Ora la Cgil chiede di cambiare “radicalmente” la Fornero e rilancia la piattaforma stesa insieme a Cisl e Uil. Ma del fatto che serva una “manutenzione”, è convinto anche il presidente dell’Inps, Tiziano Treu (che tra l’altro firmò con Dini la riforma pensionistica del ’92), certo nel contempo, però, che la riforma non sia da abbattere. Intervento necessario anche per il Pd, con Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, che parla di “situazione non è più sostenibile”.  (di Eva Bosco/ANSA)

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