A Davos sono convinti che il prezzo attuale del petrolio è un fenomeno temporaneo

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ROMA. – Tutti convinti. Il prezzo del petrolio a questi livelli sarà una parentesi. Presto rimbalzerà. Opec, Iea, società petrolifere, economisti presenti al World Economic Forum di Davos, tutti sono convinti che il prezzo del greggio non rimarrà così. Difficile quindi che la benzina possa calare ancora. “C’è stata una rapida decrescita e sono già a livelli bassi – afferma l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi – non so se ci saranno altre riduzioni. Il prezzo dipende da molte cose, non solo dai prezzi del petrolio, anche dalle tasse, dall’efficienza del sistema, dal mix usato”. A Davos come sempre si intrecciano gli incontri e gli affari. Molti i protagonisti del settore presenti. Arrivano ad un dibattito dopo una cena di lavoro. Ma certo si intuisce che la guerra che ha incendiato il mercato non è ancora finita. Nonostante questo l’opinione più diffusa è che il prezzo salirà. “Ci sarà un rimbalzo”, assicura il potente segretario generale dell’Opec, Abdalla Salem El Badri, rispetto al livello attuale del greggio che viaggia sotto i 50 dollari al barile. “Quello attuale è un fenomeno temporaneo – fa eco il presidente dell’Iea, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, Faith Birol – E ci sono spazi per crescita dei prezzi di nuovo”. Più deciso Descalzi, secondo cui nel giro di “quattro o cinque anni i prezzi potrebbero balzare a 150-200 dollari”: l’a.d dell’Eni però chiede una riorganizzazione dell’attuale sistema di gestione dei prezzi, con non più associazioni di gruppi di Stati, ma la creazione di una rete di Stati o, meglio ancora, di una “banca centrale del petrolio”. ”Il prezzo in un paio di anni tornerà su un range di 70-80 dollari il barile”, assicura comunque l’a.d italiano. Già perché se come dice il segretario Opec c’è una sovrapproduzione e un minore consumo (ad esempio 3 auto su cinque acquistate oggi consumano molto di meno) è anche vero che, come spiega il presidente Iea, dai paesi in via di sviluppo si attende una crescita del 15% dei consumi, che avrà impatto, se non da ora, nel 2016-17. Nel frattempo la “guerra del petrolio” fa vincitori e vinti. Birol mette tra i vincitori gli Usa e tra i perdenti la Russia, che produce soprattutto Gas. ”Non metteteci tra i perdenti”, ribatte subito l’economista russo Arkady Dvorkovich. La presidente Lituana, Dalia Grybauskaite, spiega invece che la riduzione dei prezzi ha offerto l’occasione per un pacchetto di riforme che ha consentito al Paese di moltiplicare le fonti di approvvigionamento. Che il futuro si giochi sugli investimenti è comunque certo. Per ora i produttori hanno ridotto i loro costi del 10-12%. ”Ma questo può diventare un’opportunità”, sostiene Descalzi che chiede però una politica di stabilizzazione. Una verità incontrovertibile: solo così si potrebbero fare gli investimenti che nel settore energia hanno sempre richiesto tempi lunghi. (di Corrado Chiominto/ANSA)

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