Quirinale: venerdì Renzi renderà noto il nome del candidato

Quirinale:Renzi vede delegazione Pd, confermato metodo

ROMA. – Il “nome secco” che Matteo Renzi farà solo venerdì sera, e non giovedì all’assemblea dei Grandi Elettori del Pd, ancora non c’è. Ma su più fronti il leader Pd e i fedelissimi si stanno muovendo per arrivare alla scrematura sulla manciata di candidati in corsa: il premier tiene i contatti con Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano, Guerini e Speranza lavorano tra i dem mentre Luca Lotti è il plenipotenziario dei rapporti con Denis Verdini sul fronte Fi. Ma il messaggio, mandato oggi tra le righe da Renzi all’assemblea dei parlamentari, suona rassicurante: il candidato sarà un uomo, o una donna, del Pd sul quale il Cavaliere, e si spera non solo lui, farà convergere i suoi voti. La quadratura del cerchio, o il “metodo cartesiano”, come allude Bersani ai giornalisti alla Camera, è opera delicatissima. Ma oggi Renzi può sicuramente dire di aver segnato un punto: all’assemblea dei parlamentari la volontà di tutti, compresi pasdaran come Stefano Fassina, è di portare il Pd unito alla meta. I complotti, o la tentazione di assi trasversali sul nome di Romano Prodi, sembrano rimasti fuori. E non solo metaforicamente: Pippo Civati, assente alla riunione, ha proposto per lettera alla segreteria il nome del Professore ma non sembra aver raccolto grande consenso tra i dem. Da un lato la sinistra sembra consapevole che una fronte-contro rischia di buttare giù non solo il Patto del Nazareno ma di mandare in frantumi il Pd. Ma, secondo molti rumors, a compattare il Pd sarebbe la volontà del premier di verificare le condizioni per un’intesa larga o su un ex Ds o più in generale su un democratico. Nella lista dei quirinabili al vaglio ci sarebbero i nomi di Anna Finocchiaro, Piero Fassino, Walter Veltroni, Pier Carlo Padoan, Sergio Mattarella e anche di Giuliano Amato. In particolare il nome della presidente della I commissione del Senato sarebbe in crescita visto che, sul fronte azzurro, oltre a Giuliano Amato, sarebbe l’unico, appartenente al Pd, gradito al Cavaliere. Ma è ancora presto per dire dove, alla fine, si fermerà il pallino. Alla Camera è stata, come sempre nelle grandi occasioni, una giornata frenetica di incontri a quattr’occhi, conciliaboli e confronti. Anche Renzi, che di primo mattino aveva incontrato Alfano ma senza sbottonarsi, non ha voluto rinunciare a farsi vedere anche per lanciare l’ultimo appello ai grillini che restano sordi al confronti. E in transatlantico è girata con insistenza la voce di un incontro tra Bersani e Veltroni, smentita però dai bersaniani. In ogni caso, salvo cambi di marcia, il premier ha deciso che nelle prime tre votazioni si voterà scheda bianca. Ma il nome del candidato sarà coperto fino all’ultimo: Renzi non lo farà all’assemblea dei Grandi Elettori di giovedì mattina ma più probabilmente venerdì sera dopo la terza chiama o sabato mattina prima della quarta votazione decisiva. Qualcuno dentro il Pd, come Franco Monaco, aveva ipotizzato, per blindare il nome, di far votare il candidato tra i grandi elettori in modo da mettere ognuno di fronte alle proprie responsabilità. Ma il leader dem ha tagliato corto: “Votare e bruciare poi le schede? Questo avviene solo nel conclave per il Papa e in qualche primaria in giro per l’Italia…”. (di Cristina Ferrulli/ANSA)

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