L’Inter fatica a uscire dal tunnel, Mancini deluso

CALCIO: SVOLTA INTER; IL RITORNO DI 'MANCIO', NEL SEGNO DI MORATTI E DEGLI SCUDETTI / SPECIALE

MILANO. – Sono passati quasi tre mesi da quando il presidente dell’Inter Erick Thohir ha deciso di esonerare Walter Mazzarri, per affidare la sua Inter a Roberto Mancini. La squadra faticava, il gioco impostato non soddisfaceva i tifosi e all’epoca il nono posto in classifica pareva inaccettabile. Però adesso, dopo le due sconfitte consecutive con Torino e Sassuolo, l’Inter è crollata toccando il tredicesimo posto, con la Champions ormai traguardo irraggiungibile. Mercoledì dovrà dare il tutto per tutto al San Paolo per centrare la qualificazione in Coppa Italia e risollevare il morale. Ma non sarà affatto semplice. Perché Mancini non è ancora riuscito a risolvere le difficoltà della squadra. Ha rivoluzionato l’assetto, chiedendo più di un rinforzo alla società che ha provato ad accontentarlo: dopo Shaqiri, Podolski e Brozovic, oggi è tornato in nerazzurro dal Newcastle in prestito con diritto di riscatto a 3.7 milioni di euro (che sarà obbligo dopo otto presenze) Davide Santon, difensore in grado di giocare sia a destra che a sinistra. Ma per quanto sul mercato si stia cercando di accontentare il tecnico, nei limiti imposti dal Fair Play Finanziario, sembra mancare una programmazione. Si è puntato sui giovani, ma anche su giocatori d’esperienza ormai all’epilogo dell’avventura con i grandi club europei, come Vidic e Podolski. Mancini aveva fatto una scelta di cuore, decidendo di sposare il progetto nerazzurro, voleva per la seconda volta prendere un’Inter in difficoltà e restituirla vincente. L’obiettivo terzo posto, gli stava dichiaratamente stretto. Le ambizioni sono importanti, ma i mezzi spengono gli entusiasmi. L’Inter fatica con le medio piccole, il gioco è poco fluido, lento e prevedibile. La difesa commette troppi errori: Donkor, giovane e inesperto, ieri ha sofferto molto in copertura e si è macchiato anche del rigore e dell’espulsione che hanno condannato la squadra. Ma anche Vidic e Ranocchia non regalano sicurezze. Tanti, troppi problemi. Mancini proverà a dare la sua impronta e la sua firma all’Inter. Cercherà di conferirgli degli automatismi di gioco, perché il tecnico punta alla qualità e serve tempo per ottenerla. Ne è convinto Moratti che dopo aver stretto la mano a Moggi e testimoniato a processo commenta: “E’ un momento difficile ma ne usciremo, Mancini spero abbia ancora appoggio è un uomo coraggioso”. Le difficoltà a far risultato minano però anche l’equilibrio ambientale. I nervi sono tesi, lo dimostra anche l’eccessiva reazione di Icardi con gli ultras al Mapei Stadium. Una scenata, dopo quella di Osvaldo, che rovina l’immagine del club ed è segnale di una debolezza emotiva. L’argentino, che non è nuovo a colpi di testa e brutte figure, verrà probabilmente multato per l’accaduto. E l’accordo per il prolungamento di contratto con il numero 9 si allontana, tanto che la cessione a giugno si fa più concreta. Sarà un modo per monetizzare e poter poi investire su una punta di movimento come richiede il calcio moderno. Ma sono dinamiche di fine stagione, equilibri che cambiano. Molto dipenderà dalla classifica finale, che potrebbe condizionare anche il futuro di Mancini. A giugno il tecnico traccerà un bilancio personale e valuterà se l’avventura in nerazzurro lo stimola oppure no. L’Inter e’ cambiata ma forse troppo radicalmente rispetto ai tempi di Moratti. E anche Mancini se ne sta lentamente accorgendo.

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