Mattarella lavora alla squadra, ma prima pensa agli obiettivi

MATTARELLA

ROMA. – Sergio Mattarella si è da poco insediato alla presidenza della Repubblica e lo ha fatto con la discrezione che chi lo conosceva bene gli attribuiva. Prudente, riflessivo ma non conservativo. Almeno da due piccole rivoluzioni che potrebbero caratterizzare i primi atti del suo settennato: la prima è una riflessione apertasi, non solo sui nomi o sulla composizione della squadra che lo dovrà accompagnare in questo percorso, quanto sugli obiettivi e le priorità che intende dare al suo mandato. La seconda riguarda proprio il Quirinale: il presidente sta già studiando le forme e i modi di una maggiore fruibilità del Palazzo a favore dei cittadini anche esaminando progetti di fattibilità in proposito già istruiti dalla precedente gestione di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato questa settimana è entrato nel vivo dei suoi compiti con una serie di appuntamenti esterni il cui più significativo è la partecipazione ad un plenum del Csm per la nomina del procuratore generale della Cassazione. Ma sono ore importanti per impostare bene la “macchina” del Quirinale che si deve plasmare alle esigenze e alle sensibilità del presidente. “Non stiamo riempiendo caselle ma verificando la congruità delle caselle”, spiegano i suoi collaboratori lasciando capire che è in atto una sorta di riqualificazione degli uffici per renderli adatti a realizzare gli indirizzi del presidente. Naturalmente il tempo stringe e sicuramente entro pochissimi giorni la squadra di collaboratori sarà ufficializzata, ma ci potrebbero essere sorprese nella distribuzione dei posti e nel tipo di lavoro che dovranno compiere i vari Consiglieri. Certamente l’ossatura che da anni gestisce il Quirinale non potrà che essere confermata. Alcuni posti sono esenti da ogni riforma: quello del Segretario Generale (in pole position restano Alessandro Pajno e Ugo Zampetti) o il ruolo di Consigliere diplomatico (per qualche mese potrebbe restare l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi). Così come quello di Direttore della comunicazione per il quale si parla da giorni di Gianfranco Astori o Giovanni Grasso. Ma al di là dei nomi la “ratio” è di rottura con il passato, si cerca in sostanza di evitare una semplice riproduzione acritica di ruoli e tantomeno di copiare altre strutture istituzionali. Il secondo messaggio di novità potrebbe giungere – ma non presto perchè si tratta di un’operazione complessa – da una maggiore apertura del palazzo del Quirinale al pubblico. Un’idea in fase embrionale ma che è già nei “desiderata” di Mattarella che ha dato il via a una sorta di studio di fattibilità. Idea sicuramente popolare che piacerà agli italiani. Ma non facile da realizzare e soprattutto da studiare con attenzione per evitare il rischio che poi i costi siano superiori ai benefici. Il Palazzo che fu dei papi è meraviglioso, ricchissimo di opere d’arte e, soprattutto, immenso. Con le sue quasi 1.200 stanze è venti volte più grande della Casa Bianca. Numeri che non devono essere sottovalutati e che danno subito l’idea di quali siano i costi per la manutenzione, il restauro e l’indispensabile “sicurezza” in caso di più ampia e frequente apertura al pubblico. (Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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