Ruolo del Papa fondamentale nel disgelo tra Cuba e Usa

Daily Life in Havana

CITTA’ DEL VATICANO. – “Il disgelo tra Cuba e Stati Uniti può divenire un buon esempio per tutto il mondo, per un cammino di dialogo capace di trovare sempre il modo di superare le crisi, e non soltanto con la violenza o con la resistenza”. Lo ha affermato il cardinale cubano, Jaime Lucas Ortega y Alamino, intervistato dall’ANSA sul ruolo di mediazione che la Chiesa ha svolto tra Cuba e Stati Uniti nel recente disgelo. “Se a Cuba c’è stato questo accordo diplomatico molto ben fatto, molto ben riuscito – ha spiegato Ortega in occasione della messa che ha celebrato per il 47 anni della Comunità di Sant’Egidio – è stato perché tutti hanno avuto una volontà di dialogo superando tutte le difficoltà, le critiche, le resistenze. Così direi che il miracolo non avviene di per sé ma il miracolo è la possibilità di fare un cammino e riuscire a condurlo verso un buon risultato. Il miracolo è nel cammino”. Il cardinale ha esaminato la specificità dell’intervento di mediazione di Papa Francesco, che lo stesso Ortega nell’omelia ha definito “straordinario”: “Lui è intervenuto in un modo molto proprio del Santo padre, come il pastore universale che chiede la pace nel mondo, che chiede la vicinanza di coloro che sono di fronte ma non hanno amicizia, sono in guerra. Lui è intervenuto in un modo molto diretto ma il modo infine non è essenziale, lo è l’esito che ha avuto, questo finalizzare tutto, lui ha avuto un ruolo forte nel riuscire ad avere questo dialogo e questo risultato diplomatico, un ruolo, direi anzi, fondamentale”. Lo stesso risultato sarebbe stato possibile senza di lui? “Penso di sì – spiega Ortega – perché tutti noi siamo strumenti, il Papa, io e tutti quelli che hanno partecipato al negoziato da una parte e dall’altra. Direi che si è creato qualcosa di comunitario, quando si vive insieme un cammino di dialogo e di conciliazione si può ottenere molto. Francesco al corpo diplomatico ha detto che quello di Cuba è un esempio per il mondo, mi sembra che questo è dovuto al fatto che il mondo ha reagito, siamo abituati soltanto alla violenza ma io posso davvero affermare che Bergoglio ha avuto un ruolo fondamentale”. Sulle tappe del percorso che hanno portato al disgelo, Ortega ha fatto sapere che non è vero che c’è stata una fase in cui sembrava che i negoziati precipitassero. “Le cose viste da dentro – ha affermato – sono molto diverse, dopo l’anno 2013 abbiamo avuto un cammino che cominciava, che veniva mano mano facendosi, e poi è arrivato alla fine dell’anno scorso”. Su quali siano ora le prospettive per il popolo cubano, il cardinale ha osservato: “Dipende molto dalle misure economiche che tanto hanno fatto soffrire il popolo, l’embargo certo, ma noi lo chiamiamo il ‘bloqueo’, perché siamo effettivamente bloccati. Bisogna toglierlo, dipende ora dal congresso americano che in effetti è orientato verso l’opposizione alla fine del blocco ma c’è anche una divisione interna, ci cono repubblicani e democratici che vogliono la fine di queste misure economiche così difficili per Cuba. E’ un processo che continua ancora adesso, un processo che è cominciato molto bene e che ha avuto un momento storico che allo stesso tempo è un punto di uscita per andare più avanti”. Ortega ha spiegato anche che la chiesa cattolica a Cuba “ha sempre più spazi, non solo a causa dell’intervento del Papa. Già la visita di Giovanni Paolo II è qualcosa che ha marcato la nostra storia, non solo quella della chiesa cubana ma la storia del Paese che da allora ha avuto una nuova relazione stato-chiesa”.  (di Nina Fabrizio/ANSA)

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