L’insediamento di Tabaré Vazquez diventerà un vertice regionale

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MONTEVIDEO. – La cerimonia di insediamento domenica prossima del nuovo presidente dell’Uruguay, Tabaré Vazquez, diventerà un vero e proprio summit panamericano: a deciderlo è la presenza a Montevideo del vicepresidente Usa, Joe Biden, del presidente cubano, Raul Castro, e dei leader di Brasile, Dilma Rousseff; Bolivia, Evo Morales, e di altri importanti dirigenti regionali. In programma c’è inoltre la presenza del leader venezuelano, Nicolas Maduro, che però è alle prese con la grave crisi interna del suo Paese. Vazquez – che era già stato presidente dal 2005 al 2010, quando consegnò il mandato a chi glielo restituirà domenica, José “Pepe” Mujica, suo rivale nella coalizione di sinistra Frente Amplio (Fa) – ha già in programma incontri bilaterali con Biden e Castro, impegnati in cruciali trattative per ristabilire i rapporti diplomatici fra Washington e l’Avana. E’ l’obiettivo per il quale sta lavorando anche il ministro degli Esteri uruguaiano, Luis Almagro, candidato favorito alla segreteria dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa). La situazione in Venezuela – dove all’acuta crisi economica si è aggiunta una nuova ondata repressiva contro l’opposizione – sarà anche al centro dei colloqui a margine della cerimonia: l’Uruguay è attualmente presidente pro tempore dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasud), che ha già tentato, senza alcun successo, una mediazione a Caracas dopo le manifestazioni antichaviste dell’anno scorso, nelle quali sono morte 43 persone. L’uccisione di un liceale di 14 anni in una protesta antigovernativa e l’arresto del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma – che secondo Maduro ha partecipato nell’ennesimo presunto golpe contro il suo governo – hanno polarizzato ancora di più il clima in Venezuela, mentre si moltiplicano gli appelli esterni: ultimo quello del segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha chiesto di cercare una soluzione pacifica alla crisi. L’opposizione locale ha rimproverato al governo uscente di Mujica di essersi mostrato troppo morbido nei confronti di Maduro. Ma l’erede di Chavez ha già denunciato che non tollererà che “qualsivoglia straniero venga a ficcare il naso da noi”. Questo lo stesso giorno in cui il suo omologo colombiano, Juan Manuel Santos, si era offerto come mediatore fra i bolivariani e l’opposizione venezuelana. Al di là di Cuba e Venezuela, altri conflitti e problemi affioreranno a Montevideo, come l’annosa disputa fra Cile e Bolivia per lo sbocco al mare di La Paz e lo stato di virtuale paralisi del blocco economico del Mercosur, causato fra l’altro dalle restrizioni commerciali imposte dall’Argentina ai suoi vicini. Montevideo non ha nascosto il suo malessere per il fatto che Cristina Fernandez de Kirchner non sarà presente all’insediamento di Vazquez, rompendo una tradizione vecchia almeno quanto il ritorno dell’Uruguay alla democrazia nel 1985. Come se non bastasse, l’Argentina sarà rappresentata dal vice della ‘presidenta’, Amado Boudou, sotto inchiesta per una serie dei delitti e il cui presunto prestanome, arrestato la settimana scorsa, è al centro di una richiesta di estradizione da parte di un tribunale uruguaiano. (di Javier Fernandez/ANSA)

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