Vertice delle Americhe: Maduro, il “terzo uomo” a Panama

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PANAMA. – Finito in un angolo della scena regionale dal riavvicinamento fra Cuba e Stati Uniti, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha assunto un ruolo di secondo piano nel Vertice delle Americhe di Panama, in vistoso contrasto con la presenza del suo predecessore, Hugo Chávez. La maggioranza dei leader regionali ha chiesto che Barack Obama elimini le sanzioni imposte da Washington contro sette dirigenti di Caracas accusati di violazioni dei diritti umani e, soprattutto, ha chiesto di superare la definizione di Venezuela come “pericolo per la sicurezza” degli Usa, ma la questione è rimasta ai margini del vertice e non ha assunto un vero peso politico.

Dopo una frenetica campagna di opinione per raccogliere 10 milioni di firme contro le sanzioni Usa – sulla quale pesano sospetti di irregolarità e di pressioni sui cittadini – Maduro non ha nemmeno consegnato come promesso la “richiesta spontanea” dei venezuelani a Obama. Al suo posto, ha presentato una lettera delle vittime del bombardamento americano della capitale del Panama nel 1989, che ha incontrato ieri, esigendo da Washington scuse formali per l’invasione e indennizzi per i danni causati.

Maduro ha sottolineato anche: “Non sono un antiamericano, sono un antimperialista”, sostenendo che “l’immensa maggioranza dei giovani americani non vuole le guerre imperiali, non vuole che si invada la Libia o la Siria” e ricordando come nella sua gioventù, quando suonava in una banda rock, ammirava Jimi Hendrix e Eric Clapton. L’erede di Chávez ha detto che malgrado abbia lanciato “numerosi messaggi, pubblici e privati” all’amministrazione Obama, per migliorare i rapporti bilaterali, in risposta ha solo avuto “questo decreto infame, il silenzio e la prepotenza”.

Come aveva già fatto nelle ultime settimane, Maduro ha alternato la richiesta di normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti con la denuncia di complotti golpisti contro il suo governo e la sua persona, tutti organizzati dal territorio americano.

“La mia mano resta tesa”, ha assicurato, per poi aggiungere che Washington deve “riconoscere la rivoluzione bolivariana e il socialismo del secolo XXI”, togliere le sanzioni contro Caracas e “smontare la macchina golpista” diretta da Miami e organizzata dall’ambasciata americana in Venezuela.

A sorpresa, Maduro non ha partecipato al “vertice dei popoli” convocato in parallelo all’incontro dei capi di Stato regionale – dove invece è intervenuto il suo collega boliviano, Evo Morales – e nel breve tragitto a piedi dal suo albergo al centro dove si svolge il Vertice delle Americhe, è stato accompagnato da un’assordante “cacerolazo” (protesta a suon di pentole).

(di Javier Fernandez/ANSA)

 

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