Iran e Cuba, Obama torna leader. Ora sfida al Congresso

Barack Obama, Raul Castro

NEW YORK. – Iran e Cuba: e’ di nuovo un momento magico per Barack Obama. Le due storiche svolte in meno di una settimana (un primo accordo sul programma nucleare di Teheran e la stretta di mano con Raul Castro a cui sono seguite parole altrettanto calorose dopo 50 anni di guerra fredda) lanciano il presidente degli Stati Uniti in una dimensione impensabile fino a qualche mese fa, quando un crollo della popolarita’ gettava cupe ombre sul primo Commander in Chief di origini afroamericane.

Il suo ritorno a Washington dopo il vertice delle Americhe, svoltosi a Panama, lo riconsegna alla politica di tutti i giorni piu’ forte, come un leader mondiale in grado di promuovere il cambiamento con il dialogo. E un Congresso ostile, in mano alla destra, ora dovra’ fare i conti con i risultati portati a casa dal presidente. Risultati che sono sotto gli occhi di tutto il mondo. Obama e’ di fatto a un passo dal lasciare un’eredita’ indelebile del suo passaggio alla Casa Bianca.

Un’eredita’ che lo riconcilia con quel Nobel per la pace che ricevette nel 2008 non senza qualche polemica, per aver annunciato di voler chiudere con le guerre e di voler promuovere ovunque il dialogo, senza tabu’. Quella promessa solenne di “tendere la mano a chi allentera’ il suo pugno”. Cosi’ sta accadendo con Iran e Cuba, e in parte con la Cina grazie all’accordo sul clima raggiunto col leader di Pechino Xi Jinping. Insormontabili, invece, sono stati finora gli ostacoli che hanno impedito la svolta in Medio Oriente e nelle relazioni con la Russia di Vladimir Putin.

Ora per Obama si tratta di far sbocciare cio’ che e’ stato seminato. Non c’e’ molto tempo, perche’ il mandato presidenziale scade di fatto alla fine del 2016 e la campagna elettorale per le presidenziali e’ alle porte.

Con Cuba i primi obiettivi a cui punta la Casa Bianca, dopo le misure di allentamento delle sanzioni gia’ prese nelle ultime settimane, sono la riapertura delle reciproche ambasciate e l’eliminazione de L’Avana dalla ‘lista nera’ Usa delle capitali che sostengono il terrorismo. Molto piu’ irta di ostacoli la strada che porta alla fine dell’embargo che Obama vorrebbe entro la fine del suo mandato) e che passa per il voto del Congresso.

Ma ancora piu’ complicata e complessa e’ la vicenda dell’accordo con l’Iran, anche per l’imprevedibilita’ di cio’ che la stessa Teheran potrebbe fare o non fare. Ma soprattutto per la determinazione con cui i repubblicani in Congresso si oppongono all’accordo contro cui il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha continuato a tuonare nelle ultime ore. Centrale il nodo delle sanzioni, con una parte dell’amministrazione statunitense disposta ad azzerarle in caso di accordo definitivo con l’Iran e gran parte dei parlamentari della destra americana che vorrebbe invece inasprirle. Difficile credere che questi temi non entrino nella imminente campagna elettorale. Se questo favorira’ o danneggera’ le ambizioni di Obama sara’ il tempo a dirlo.

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