A giugno la proposta del reddito minimo per gli over 55

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ROMA. – Il presidente dell’Inps, Tito Boeri ”rivendica il diritto a fare proposte” dell’Istituto e torna a sostenere l’ipotesi di un reddito minimo per gli over 55 che perdono il lavoro e sono in una condizione di povertà. La proposta da sottoporre a Governo e Parlamento dovrebbe arrivare a giugno e per ora si sa solo che dovrebbe basarsi su risorse per un miliardo e mezzo di euro l’anno da ricercarsi all’interno della spesa per la protezione sociale.

“Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso – dice Boeri – li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro”. Si tratta di persone che “difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)”.

Boeri non ha chiarito quali dovrebbero i requisiti per accedere a questo assegno. Si sta ragionando su tutti coloro che sono in questa fascia di età con un reddito familiare sotto una certa soglia ma è possibile che a fronte della carenza di risorse la platea si restringa a coloro che hanno perso il lavoro (e quindi hanno lavorato e magari hanno esaurito gli altri ammortizzatori sociali compreso l’Aspi) e che si trovano in condizione di povertà.

Nel 2014 i disoccupati sopra i 55 anni – secondo i dati Istat – erano 209.000 (230.000 se si guarda all’ultimo trimestre dell’anno) e le risorse annue potrebbero quindi bastare se si ipotizzasse un sussidio di circa 600 euro per 12 mesi e senza accreditare contributi figurativi (come invece avviene per la cassa integrazione e l’Aspi), ipotizzando che la grandissima maggioranza di questi disoccupati abbia un reddito sotto la soglia definita.

Le cifre necessarie a un intervento senza paletti oltre a quelli anagrafici e di reddito chiaramente lieviterebbero di molto. Intanto le aziende italiane stanno cominciano a riassorbire personale che era in cassa integrazione. A marzo – secondo i dati diffusi oggi dall’Istat – le ore di cassa sono diminuite del 43,8% su marzo 2014 (soprattutto a causa del crollo della deroga scesa del 91%) e del 5,9% su febbraio. Nei primi tre mesi dell’anno sono stati autorizzati 170 milioni di cassa integrazione con un calo del 42,2% sullo stesso periodo del 2014. A febbraio, sempre secondo i dati diffusi oggi, sono diminuite anche le richieste di disoccupazione.

Con 119.000 domande complessive nel mese (tra disoccupazione, Aspi, miniAspi e mobilità) si è avuto un calo del 17,1% su febbraio 2014 e di oltre il 40% su gennaio. Il calo più consistente è stato quello per la cassa in deroga a causa dei fermi amministrativi legati alla carenza di risorse con un calo tendenziale nel primo trimestre dell’82%. I sindacati esprimono preoccupazione soprattutto per il crollo della cig in deroga. ”Il calo del ricorso alla cassa integrazione – afferma la Cgil in una nota – non può essere scambiato come un segnale di miglioramento della situazione produttiva nel nostro Paese. La riduzione del dato ha origine per il 91,2% dal crollo della cassa in deroga e questo si spiega con un’unica ragione: l’esaurimento delle insufficienti risorse rese disponibili dai provvedimenti di legge del 2014, a partire dalla Legge di stabilità”.

”Occorre uscire dalla cassa in deroga, che pesa sulla fiscalità generale – sottolinea il segretario confederale Cisl Gigi Petteni – ma prima di restringerne in maniera così forte l’utilizzo, avrebbe dovuto essere realizzata la riforma della cassa integrazione prevista dal Jobs Act, che invece è ancora al palo. Inoltre le risorse già disponibili vanno immediatamente assegnate alle Regioni per consentire il pagamento dei sussidi”.

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