Asse Renzi e Obama al G7 tedesco: “Ora serve la crescita”

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GARMISCH (GERMANIA). – “La posizione italiana è totalmente in linea con quella degli Stati Uniti su come sostenere la crescita: c’è bisogno di più sviluppo e più investimenti”. Matteo Renzi si prende una pausa, a margine dei lavori del G7, per parlare con i giornalisti. E arriva visibilmente soddisfatto. In quella prima sessione dei lavori in cui si è parlato di economia globale a dominare è stata la necessità di una maggiore crescita e occupazione. Un suo cavallo di battaglia, che da tempo rivendica di aver fatto ‘passare’ anche a Bruxelles.

E oggi la ‘piena sintonia’ con Obama lo mette in una posizione ancora più forte nella sua strategia a Bruxelles contro i falchi del rigore. “C’è stata una grande e importante discussione tra di noi”, dice ai cronisti, non dimenticando di rimarcare il fatto che il confronto avviene anche “con posizioni diverse”. Impossibile non pensare immediatamente alla padrona di casa del summit, la cancelliera Angela Merkel. E subito dalla platea dei cronisti scatta la domanda ‘l’avete messa all’angolo?’. “A voi piace sempre sintetizzare in 140 caratteri…”, replica il premier senza commentare.

Ma rilancia poco dopo, in un tweet, tutta la sua soddisfazione:'”#G7 Molto buona prima sessione su economia. Giusto fare riforme strutturali, ma più crescita e investimenti, stop austerity”. E proprio di riforme, una della strade al centro delle discussioni al summit tra gli strumenti per rilanciare la crescita, Renzi è tornato a parlare guardando a quanto fatto dal suo governo: “Stanno dando i frutti”, ha spiegato ricordando, tra l’altro, gli ultimi dati Istat sugli occupati. Tra le priorità del summit di Obama c’è anche quella di portare in Europa un forte messaggio in questa direzione.

L’America, da sempre, teme che la debolezza del Vecchio continente alimenti nuovi venti di crisi verso l’altra parte dell’Oceano. E lo teme ancora di più oggi alla luce della crisi greca la cui soluzione resta tutta in salita. Obama lo ha detto oggi prima alla Merkel, poi agli agli leader: “Non innervosite i mercati”, lanciando contemporaneamente un messaggio ad Atene ad accelerare sulle riforme.

Renzi, arrivato al G7 anche per rilanciare il tema della centralità del Mediterraneo e della crisi libica in un tavolo a presidenza tedesca che da sempre appare più attenta a guardare a Est piuttosto che al Sud d’Europa, ha invece glissato sulla questione Ucraina, altro tema cruciale del summit. “Ne parleremo stasera nella sessione dei lavori sulla politica estera” e “vi saprò dire qualcosa domani in conferenza stampa”, ha tagliato corto. Non ha glissato invece sull’immigrazione.

Per lanciare due messaggi, contemporanei, a due diversi destinatari. All’Ue, che ha fatto “una proposta insufficiente. Non ci siamo”. Ma anche e sopratutto a quei governatori del Nord, tutti del centrodestra, che hanno minacciato di chiudere la porta a nuovi migranti. “E’ difficile” parlare di immigrazione e chiedere un coinvolgimento dell’Ue “quando alcune Regioni del tuo Paese dicono che il problema non li riguarda”, ha stigmatizzato puntando il dito contro “demagogia” e “filosofia dello scaricabarile”: “Non bastano le note stampa e gli slogan” per risolvere il problema. “Alcuni di quei governatori che si lamentano erano al governo quando è stata decisa la politica che ha condotto alle attuali regole”. Quando, ha tenuto a precisare, sono state approvate quelle regole che hanno “lasciato l’Italia da sola” e scelte in politica estera come l’intervento in Libia.

Il problema c’è e va affrontato ma serve un approccio strategico – è il ragionamento – che passi per maggiori sforzi europei ma anche per la cooperazione alla sviluppo che “vede l’Italia oggi al tavolo del G7 quale fanalino di coda”. La partita immigrazione comunque è tutta da giocare, a cominciare dal Consiglio europeo di fine mese, lascia intendere il premier prima di congedarsi. Ad attenderlo il bilaterale con il premier giapponese Shinzo Abe.

(dell’inviata Marina Perna/ANSA)

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