Enzo Scarano di nuovo nei guai: l’Assemblea Nazionale chiede che sia indagato

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CARACAS – Non c’è pace per il connazionale Enzo Scarano, ex sindaco di San Diego e ora candidato all’Assemblea Nazionale. Chiuso il capitolo delle “guarimbas”, che gli è costato piú di un mese di carcere, ecco che inmediatamente se ne apre un’altro. L’Assemblea Nazionale ha chiesto alla Procura di indagare su una presunta minaccia di morte a funzionari della “Contraloría de la República”.

Stando a un video mostrato dal presidente dell’Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, nel programma televisivo “Con el mazo dando”, il connazionale avrebbe minacciato un funzionario della “Contraloria”.

– Se devo prendermi a pistolettate o a pugni da qui in avanti… mi dovranno uccidere ma qualcuno se ne andrá con me… non ce la faccio più – queste le parole attribuite a Vincenzo Scarano e che starebbero all’origine della richiesta dell’Assemblea Nazionale.

Intanto, l’ex premier socialista spagnolo Felipe Gonzalez è ripartito dopo che il governo del presidente Maduro non lo ha autorizzato né a visitare i dirigenti dell’ opposizione in carcere, né ad assistere alle udienze del processo a carico di uno di loro. González intendeva collaborare con la difesa di Leopoldo Lopez, leader del partito Volontà Popolare, Antonio Ledezma, ex sindaco di Caracas, e Daniel Ceballos, ex sindaco di San Cristobal, tutti attualmente detenuti e accusati di istigazione alla violenza e piani “golpisti”.

L’ex premier spagnolo ha potuto incontrarsi solo con Ledezma, agli arresti domiciliari dopo un’operazione chirurgica.

E mentre López, Ceballos sono in priogione e Ledezma agli arresti domiciliari, continua davanti a Piazza San Pietro lo sciopero della fame dei due giovani consiglieri comunali venezuelani, Martin Paz e José Vicente García. I consiglieri comunali così proseguono la loro protesta sulle violazioni dei diritti umani nel loro Paese. I due giovani stazionano giorno e notte sotto il porticato davanti alla sala stampa vaticana, circondati da sostenitori, e rifiutano cibo ormai da oltre 96 ore, in contatto anche con una trentina di connazionali che fanno lo sciopero della fame in Patria.

I due giovani – entrambi padri di un bimbo – erano andati a Roma in previsione della udienza che il Papa avrebbe dovuto concedere al presidente del Venezuela Nicolás Maduro, udienza poi cancellata su richiesta di Maduro, che non è neppure partito dal Venezuela (avrebbe dovuto essere a Roma per la Conferenza generale della Fao, ndr), a causa di una influenza complicata dall’otite.

L’ex sindaco di San Cristobal, Daniel Ceballos, è uno dei dirigenti oppositori in carcere, accusato di istigazione alla violenza ed ha iniziato anche lui uno sciopero della fame, insieme a Leopoldo López, il leader del suo partito, Volontà Popolare. Paz e Garcia hanno detto nei giorni scorsi essere stati contattati da un “alto dirigente della segreteria di Stato” della Santa Sede, al quale hanno trasmesso le loro rivendicazioni: che Papa Francesco intervenga per la liberazione dei prigionieri politici in Venezuela, che si permetta agli organismi internazionali di monitorare la situazione nel paese e che il Papa li riceva in udienza per sentire personalmente la loro testimonianza.

Il mancato incontro tra Papa Francesco e il presidente Maduro ha lasciato dell’amaro in bocca tra i simpatizzanti del governo, tra gli esponenti dell’opposizione e anche in seno alla comunità ecclesiastica.

Il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, ha detto che è “dispiaciuto” che il presidente Maduro, non abbia potuto viaggiare a Roma lo scorso week end per incontrare Papa Francesco.

– In questo momento in cui in Venezuela abbiamo tanti conflitti, tante difficoltà e problemi, l’incontro con il papa sarebbe stato molto positivo – ha detto Urosa in un’intervista televisiva.

– A me dispiace veramente che non abbia potuto incontrare Francesco, che avrebbe dato a Maduro lo slancio necessario a cercare una concertazione a livello nazionale, che è ogni giorno più necessaria se il Venezuela vuole superare i suoi problemi – ha aggiunto il porporato.

Urosa ha sottolineato che negli ultimi due anni Papa Francesco si è riferito almeno quattro volte alla situazione venezuelana in pubblico, chiedendo che “cessi la violenza e si ricerchi il bene comune, il dialogo e la pace”.

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