Un ritorno alle urne comincia ad affacciarsi all’orizzonte

FOTO VERTICE SU IMMIGRAZIONE AL VIMINALE CON ZAIA E I GOVERN

ROMA. – Dall’Europa sui migranti giungono in Italia nuovi segnali di chiusura: l’Ungheria alza una barriera contro ”l’invasione”, mentre la Gran Bretagna respinge il metodo delle quote, sebbene sia disponibile a contribuire con la sua intelligence ad arginare il flusso dei clandestini nel Mediterraneo. Sono fatti assai preoccupanti per Matteo Renzi che ha promesso di portare a casa qualche risultato dal Consiglio Ue di fine giugno, ma che non riesce ad imporre a Bruxelles un accordo complessivo per il controllo dell’immigrazione clandestina.

Le opposizioni, dai 5 stelle a Forza Italia, lo accusano di non contare nulla nei rapporti con le cancellerie occidentali: l’ unico modo per smentirle sarebbe quello di ottenere l’assenso di tutti alla redistribuzione dei richiedenti asilo, ma il traguardo sembra ancora lontano. Il vero pericolo è il crescente disagio sociale che induce i leader più oltranzisti, come Matteo Salvini e Beppe Grillo, a mettere in discussione tutto il sistema Ue: il segretario della Lega, reagendo alle parole di papa Francesco sul perdono a chi respinge, si chiede quanti immigrati abbia accolto finora il Vaticano; il capo dell’M5S diffonde un tweet al vetriolo che mette insieme lo scandalo di Mafia capitale con l’afflusso degli immigrati (sciogliere la giunta capitolina ”prima che Roma sia sommersa da topi, spazzatura e clandestini”): la rivolta della rete e di una parte della sua stessa base contro le ”parole barbare” che equiparano gli essere umani ai ratti (Vendola), lo costringono ad una marcia indietro che dimostra però l’esistenza di una vera e propria polveriera pronta ad esplodere.

E’ questo il vero tema sul quale sta ragionando il governo. Il ”piano B” contro la sordità dell’Europa (alle prese anche con il possibile default greco) rischia di finire in un vicolo cieco per la sua leggerezza e soprattutto perché l’Italia non è pronta ad ospitare altre centinaia di migliaia di persone che potrebbero prendere il mare con il favore della bella stagione.

Ecco perché Renzi, nel suo colloquio con David Cameron all’Expo, si è concentrato sul modo di affrontare l’emergenza a livello diplomatico con i Paesi del Nord Africa, anche con l’intervento degli 007 inglesi il cui compito dovrebbe essere quello di interrompere i canali di collegamento illegali con la Libia e probabilmente di preparare una missione di terra con l’intesa delle autorità di Tripoli e di Tobruk. Le difficoltà del premier sono amplificate dalla sconfitta elettorale che impone un cambio di programma. Sulla scuola, per esempio, il tentativo di una mediazione dell’ultima ora con sindacati e prof si scontra con la ristrettezza dei tempi: secondo il ministro Giannini non si può più fare in tempo ad assumere centomila precari entro settembre, ma scaricare la responsabilità del fallimento sulla sinistra e sull’opposizione in realtà rischia di condurre il governo in una palude nella quale c’è solo la rottura definitiva con la minoranza dem.

Il Rottamatore spera di uscire dalla Conferenza programmatica sulla scuola di inizio luglio con un compromesso, ma se così non dovesse essere difficilmente riuscirà ad ottenere il varo della ”Buona scuola” da parte del Senato. Il motivo è semplice: a palazzo Madama la maggioranza non ha i numeri senza l’appoggio della sinistra. E il ”soccorso azzurro” dei verdiniani, novelli ”responsabili”, non solo sembra allontanarsi ma potrebbe risultare perfino controproducente perché cambierebbe natura alla coalizione.

Ecco perché l’ombra di un ritorno alle urne comincia ad affacciarsi all’orizzonte. Nessuno vuole le elezioni anticipate, eppure il corto circuito non si può escludere: il Rottamatore vuole rivoluzionare il partito (e le dimissioni di Marino a Roma fanno parte di questa strategia), ma i potentati locali non si arrenderanno senza combattere. Nella Capitale è alta la tensione tra il premier e il commissario Matteo Orfini che difende il sindaco a spada tratta.

C’è poi il problema della sospensione del neogovernatore campano de Luca in base alla Severino e la tenuta dell’accordo con Angelino Alfano. I centristi sono in ebollizione e una parte dell’Ncd invoca una linea meno subalterna al Pd, ma il partito deve fare i conti con i casi Castiglione ed Azzolini la cui sorte dipende in buona parte proprio dall’atteggiamento dei democratici e di palazzo Chigi.

(di Pierfrancesco Frerè/Ansa)

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