Spagna: effetto Grecia allontana Podemos da governo

pablo-iglesias

MADRID. – Sembrano allontanarsi i sogni di potere del partito fratello spagnolo di Syriza dopo le forche caudine imposte alla Grecia ribelle da Bruxelles nonostante il ‘Oxi!’ (No!) referendario. Il movimento di Pablo Iglesias, il professore con il codino, è per ora una vittima collaterale della disfatta greca. Un sondaggio pubblicato da Abc a quattro mesi dalle politiche di fine novembre dà a Podemos solo il 15% delle intenzioni di voto, lontano dietro al Pp del premier Mariano Rajoy, al 29,1%, e al Psoe di Pedro Sanchez, al 25,5%, e poco davanti all’altro partito del ‘nuovo’, Ciudadanos di Albert Rivera, al 12,1%. Un mese fa Pp, Psoe e Podemos erano in ‘pareggio tecnico’ fra il 20% e il 23%.

Iglesias paga i continui salti mortali cui è stato costretto dall’allineamento su Alexis Tsipras. Podemos ha appoggiato il ‘no’ al referendum, ha denunciato il “terrorismo finanziario” della Troika. Ma poi ha dovuto giustificare davanti al proprio elettorato l’umiliante ‘si’ di Tsipras al diktat dell’Eurogruppo, la rinuncia a parte della sovranità nazionale, la nuova cura lacrime e sangue, insostenibile per molti economisti.

Alla fine Iglesias ha detto che anche lui se fosse greco avrebbe votato l’accordo. Precisando subito che “la Spagna non è la Grecia”. Intanto Rajoy ha messo in campo l’artiglieria pesante per denunciare le code ai bancomat di Atene, i pensionati rimasti senza pensione, l’umiliazione di tutto un paese – che senza Syriza ora “sarebbe tornato alla crescita” – a causa dell’irresponsabilità dei suoi dirigenti “populisti”.

Anche in Spagna, ha avvertito Rajoy, potrebbe finire così se socialisti e Podemos andassero al governo in novembre. In un’intervista Tsipras ha auspicato che Podemos vinca le elezioni in Spagna, perché questo “potrebbe cambiare l’Europa”, ma per ora l’ipotesi si allontana. Dopo il trionfo alle comunali di fine maggio, con la conquista dei sindaci di Madrid, Barcellona e Saragozza, per Podemos ora sono “le ore più difficili” rileva il quotidiano catalano La Vanguardia.

Nel partito c’e’ vento di rivolta contro il centralismo di Iglesias, che ha imposto un sistema di primarie per designare i candidati alle politiche che favorisce le liste presentate dalla direzione centrale rispetto a quelle della base nelle varie regioni. Un “dedazo” (imposizione dall’alto) che consente anche di scegliere ‘candidati civetta’ fuori dal partito, che ha provocato rivolte e dimissioni in Galizia, Catalogna, Baleari, Andalusia.

“C’e’ più democrazia nel Pp!” ha tuonato Enric Martinez, portavoce di Podemos Unidos, la corrente interna che critica il centralismo di Iglesias e del suo ‘clan somosaguas’. “Podemos brucia”, avverte il settimanale Tiempo. E lo scontento interno si aggiunge ai pochi risultati finora venuti dalle giunte targate Podemos a Barcellona e a Madrid, dove il sindaco Manuela Carena non ha trovato di meglio che varare la pagina web Version Original per ‘correggere’, ‘censurare’ dicono opposizione e giornalisti, le informazioni pubblicate dalla stampa non gradite dalla giunta. Provocando un mare di sospetti e polemiche.

(Di Francesco Cerri/ANSA)