Sud Italia: addio famiglia numerosa, crisi taglia figli

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ROMA. – Cade un altro mito italiano, quello della famiglia meridionale numerosa: in poco più di trent’anni infatti, dal 1980 ad oggi, le donne del Sud hanno rinunciato in media a un figlio a testa. Se nel 1980 infatti queste erano le più prolifiche del Paese con 2,2 figli nel 2013 questo dato è sceso a 1,31 (rpt 1,31) mentre nel Centro-Nord il percorso è stato inverso con il passaggio da 1,36 a 1,43.

Il calo è così marcato che nel 2014 in tutto il Meridione sono nati appena 174 mila bambini, si tratta del dato più basso dal 1862, l’Unità d’Italia, quando però i nati erano 390 mila. Svimez, che da anni analizza la condizione del Meridione, spiega che questi dati possono essere in parte spiegati dai profondi mutamenti sociali ma che, soprattutto negli ultimi decenni, sono le preoccupazioni economiche a prevalere.

Oltre al crollo della natalità, che sembra ormai aver preso caratteristiche di persistenza, pesa molto su questo dato anche il fenomeno migratorio che sottrae le generazioni in età feconda. Solo tra il 2001 e il 2014 infatti sono migrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord oltre 1,6 milioni di persone, di queste appena 923 mila sono rientrate, generando un saldo migratorio netto di 744 mila persone, di cui 526 mila under 34 e 205 mila laureati.

Per invertire questa “Fuga dal Sud” per lo Svimez servirebbe una concreta azione di ripresa dello sviluppo che possa trattenere il capitale umano formato. Tutti questi fattori, se la tendenza non sarà invertita, potrebbero portare a un vero e proprio “tsunami demografico dalle conseguenze imprevedibili”, con il Sud quindi destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%.

La conferma arriva dagli ultimi 14 anni quando la popolazione è cresciuta a livello nazionale di circa 3,8 milioni, di cui 3,4 milioni al Centro-Nord e 389 mila al Sud, un dato che al netto degli stranieri è negativo per 200 mila unità. Il dato del Centro-Nord non deve però trarre in inganno, perché alimentato dalle migrazioni.

Le nascite però continuano a calare anche qui e il numero di figli a testa per garantire la stabilità demografica è di 2,1, quindi molto al di sopra dell’1,43 dell’area. Un dato destinato a peggiorare visto che, per la prima volta, il decremento include anche le nascite dalle coppie con almeno un genitore straniere, che negli anni duemila avevano alimentato la ripresa della natalità.

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