Prezzo petrolio frena i conti dell’Eni, trimestre in rosso

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ROMA. – I prezzi del petrolio e la debacle di Saipem mettono la zavorra ai conti dell’Eni, che chiude il secondo trimestre in rosso, mantenendo comunque l’utile netto adjusted in positivo, anche se in forte flessione. Bene vanno invece le cose sul fronte della produzione, del recupero dei settori da tempo in difficoltà e, soprattutto, del cash flow che vola a 5,7 miliardi di euro. Anche per questo l’ad Claudio Descalzi parla di “ottimi risultati industriali”.

Con un greggio che viaggia al di sotto di quota 50 dollari, e che ha già affondato colossi come Bp e Shell (il gruppo anglo-olandese proprio ieri ha annunciato 6.500 esuberi), i risultati registrati dall’Eni non stupiscono: il gruppo petrolifero chiude il secondo trimestre con un risultato netto in perdita di 0,11 miliardi e un utile netto adjusted, quello maggiormente preso in esame dal mercato quando si parla di compagnie petrolifere, che crolla dell’84% a 0,14 miliardi di euro; nel semestre registra invece un utile netto di 0,59 miliardi (-70%) e un utile netto adjusted di 0,79 miliardi (-62%).

Malgrado ciò, e soprattutto grazie alla forte generazione di cassa, gli azionisti riceveranno un acconto sul dividendo pari a 40 centesimi, in calo rispetto ai 56 dello scorso anno ma perfettamente in linea con quanto annunciato da Descalzi a marzo in occasione della presentazione del piano industriale. La performance, spiega il gruppo, “è stata penalizzata dal crollo delle quotazioni del petrolio, che ha determinato la contrazione dei ricavi del settore esplorazione e produzione, nonché dal peggioramento dei risultati di Saipem in considerazione del debole scenario del settore petrolifero”.

Ma dal punto di vista strettamente operativo lo scenario è diverso: ed è per questo, oltre che per il fatto che esclusa Saipem i risultati sono stati ben accolti, che la Borsa ha apprezzato (il titolo ha chiuso a 15,92 euro in rialzo dello 0,51%). A partire dalla produzione, che ha messo a segno un aumento del 10,7% a 1,754 milioni di barili al giorno, consentendo anche una revisione al rialzo della crescita prevista per quest’anno, dal +%5 al +7%.

Migliorano anche le performance di gas and power, chimica e raffinazione, con le ultime due che anticiperanno il brewkeven a quest’anno. Insomma, ha sottolineato Descalzi, l’Eni è stata capace di “limitare gli effetti della caduta dei prezzi degli idrocarburi, sia in termini economici, sia in termini di cassa”.

E proprio su questa strada si proseguirà: l’ad ha infatti ricordato “il recente avvio della produzione del campo di Perla, in Venezuela, e l’ormai prossimo avvio di Goliat, in Norvegia” che “forniranno un contributo importante nella seconda parte dell’anno”. Tutta da scoprire, poi, l’opzione Iran, con cui sono partiti i colloqui dopo l’accordo sul nucleare.

(di Francesca Paggio/ANSA)

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