L’Italia da protagonista in Iran, da auto a petrolio

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TEHERAN. – L’Italia non vuole perdere il treno per l’Iran, un mercato che offre “straordinarie possibilità” e in cui intende “giocare la propria partita” anche contro gli agguerriti partner europei. I ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e dello Sviluppo economico Federica Guidi, fedeli a quanto annunciato pochi giorni dopo lo storico accordo sul nucleare firmato a Vienna, hanno messo insieme una folta delegazione e sono volati a Teheran per presentare le aziende italiane e ‘prenotarsi’ per il giorno in cui le sanzioni verranno eliminate. La cornice politica della missione istituzionale è stata quella dell’incontro tra Gentiloni e il ministro degli Esteri Mohammad Zarif, nel corso del quale è emersa la volontà di tenere collegate le due dimensioni, politica ed economica, del percorso.

“Quella politica – ha spiegato Gentiloni – perché attraverso l’intesa sul nucleare il nostro obiettivo non è stato solo quello di prevenire dei rischi, ma di creare le condizioni migliori per coinvolgere un paese molto importante nella stabilità della regione, nel contrasto al terrorismo, nella soluzione di diverse crisi locali”. Ma l’aspetto economico non riveste minore importanza. “Veniamo da un passato glorioso”, ha detto la Guidi, ricordando che l’interscambio tra Italia e Iran era arrivato a toccare i 7 miliardi di euro, per precipitare poi nel 2014 a 1,6 miliardi. Ed è a quel ‘passato glorioso’ che si deve e si può guardare, con l’obiettivo realistico, se ne è detto sicuro Gentiloni, di “arrivare al primo posto” nel giro di un paio d’anni.

Per provarci, l’Italia non punterà solo ai settori tradizionali come il petrolio, ma tenterà molte diverse strade. L’illustrazione delle possibilità che l’Italia è in grado di offrire agli iraniani è toccata non solo ai due ministri, ma anche agli imprenditori al seguito, che hanno partecipato all’incontro con il ministro dell’Industria Razeh Nematzadeh. I manager di Finmeccanica, Ansaldo Energia, Cdp, Sace, Fincantieri, Tecnimont, Fsi hanno parlato di elicotteri, energia, navi, servizi finanziari, ma altri settori citati sono stati quelli della gioielleria, delle pelli, del food e anche dell’automotive: l’Iran, ha spiegato la Guidi, vuole raddoppiare la produzione di automobili attualmente ferma a 1,4 milioni di pezzi ed è evidente che una prospettiva del genere può fare gola a tutti, Fca compresa.

Qualche risultato concreto, intanto, è già arrivato: non solo è stata rinnovata la collaborazione tra l’Ice e l’agenzia omologa iraniana, ma la Fata, azienda della galassia Finmeccanica, ha firmato un contratto da 500 milioni per la realizzazione di una centrale elettrica a ciclo combinato. L’attesa, adesso, è per la giornata in cui si parlerà di petrolio. La Guidi, secondo quanto prevede il programma attuale, incontrerà il ministro Bijan Zanganeh, dal quale l’Eni si aspetta, condizione posta per tornare a investire da queste parti, una radicale modifica dei contratti take or pay.

(Francesca Paggio/Ansa)

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