La ripresa non decolla, ma è prevista una riduzione delle tasse

economia

ROMA. – La ripresa è debole e anche se il Tesoro parla di un dato in linea con le attese (+0,2% nel terzo trimestre) la strada appare un po’ più in ‘salita’. Il governo punta però ad un’accelerazione muovendosi fondamentalmente su due fronti: far calare la pressione fiscale record (ora al 43%) anche puntando sulla casa e continuare ad alimentare gli ‘sconti’ contributivi sui contratti a tempo indeterminato. E un dato ‘rassicura’ sull’andamento del mercato del lavoro: dai contributi, nei primi 6 mesi 2015, sono entrati nel frattempo circa 2 miliardi in più (+1,9%).

Forte crescita anche per i tributi locali ‘trainati’ (+220%) dall’acconto Tasi deliberato da tutti i Comuni. Noto il mix di interventi per reperire i fondi: dalla spending review e dalla revisione degli ‘sconti’ fiscali (le risorse sono già però ‘impegnate’ nel disinnescare le clausole di salvaguardia delle precedenti manovre per 16,8 miliardi), fino alla nuova richiesta di flessibilità da trattare con Bruxelles che potrebbe arrivare, ma fonti dell’esecutivo frenano, fino alla richiesta di Roma di rinviare il pareggio di bilancio.

Passando per i fondi (si ipotizza intorno ai 3 miliardi) che dovrebbero arrivare in cassa con il rimpatrio dei capitali. A queste ipotesi si potrebbe aggiungere la proposta della segretaria della Cisl, Annamaria Furlan che torna a chiedere di tassare i grandi patrimoni immobiliari. Il dibattito è aperto e, nonostante l’apparente calma ferragostana, le ipotesi sul tappeto si moltiplicano in vista dell’appuntamento con la prossima Legge di Stabilità che il governo varerà in ottobre.
Preoccupati intanto Rosario Trefiletti (Federconsumatori) ed Elio Lannutti che ipotizzano, se dovessero scattare le clausole, un esborso di 955 euro in più l’anno per una famiglia di 3 persone. Il viceministro dell’Economia Enrico Morando (Pd) in un’intervista al Corriere della Sera conferma intanto l’entità della manovra dovrebbe appunto viaggiare sui 25 miliardi.

Quanto alla riduzione delle tasse annunciata dal premier, Matteo Renzi, spiega che l’ipotesi è varare “tagli per 40 miliardi che dovrebbero valere un calo di circa 2 punti sul 43% attuale” di pressione fiscale. In merito alla decontribuzione per favorire i contratti a tempo indeterminato (attualmente sono finanziati solo quelli accesi nel 2015), “su una cosa siamo d’accordo tutti: indietro non si torna. Stabilizzare così com’è oggi la misura costerebbe troppo (circa 2 miliardi, ndr). Ragionevole sarebbe un decalage dell’intensità negli anni, fino a arrivare a un livello accettabile per la sua stabilizzazione”.

Parlando delle pensioni il viceministro spiega: “leggo molte ipotesi ma ritengo ipotizzabili solo quelle non a carico dello Stato, come il prestito-ponte. Risorse aggiuntive sono giustificabili solo per il sostegno ai poveri e alle famiglie con bambini”. Sulla flessibilità da parte dell’Ue, “siamo nella condizione di chi ha promesso riforme e le sta facendo, dunque ha diritto a flessibilità”, osserva Morando. “Il punto è quanta ne otterremo”.

Di flessibilità parla anche Filippo Taddei, responsabile Economia della segreteria del Pd, in un’intervista alla Stampa: “ci sono margini per avere ulteriore flessibilità all’interno delle regole europee. Il problema non è mai quanta ne ottieni ma per fare cosa. Il tema è un altro. Se metti in campo politiche credibili allora puoi ottenere flessibilità”.

Poi la proposta della Cisl: “si deve conciliare la giusta esigenza di esentare solo la prima casa da tutte le imposte, tassando progressivamente i grandi patrimoni immobiliari, in base alla effettiva rendita catastale al di sopra dei 500mila euro ed anche le rendite finanziarie, escludendo naturalmente i titoli di stato”. Si chiede così di “estendere il bonus fiscale di mille euro all’anno anche ai pensionati, ai lavoratori autonomi ed ai giovani”.

Infine un’altra sollecitazione arriva dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti: “nel 2014 il gettito della Tasi sulla prima casa è stato 3,4 miliardi. Se lo riduciamo di 2,2 miliardi invece di azzerarlo, con l’1,2 che ‘risparmiamo’ possiamo rendere deducibile al 100% l’Imu degli immobili strumentali dal reddito di impresa”.

Lascia un commento