Juncker: “Basta muri, accogliamo chi fugge dall’Isis”

Migrants, mainly from Syria and Iraq, seen walking at the E45 freeway from Padborg in South of Jutland heading north to try to get to Sweden, 09 September 2015. EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT
Migrants, mainly from Syria and Iraq, seen walking at the E45 freeway from Padborg in South of Jutland heading north to try to get to Sweden, 09 September 2015. EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT
Migrants, mainly from Syria and Iraq, seen walking at the E45 freeway from Padborg in South of Jutland heading north to try to get to Sweden, 09 September 2015. EPA/CLAUS FISKER DENMARK OUT

BRUXELLES – Condanna i “muri che non fermeranno la massa di rifugiati”, esorta tutti gli Stati “ad accogliere chi fugge dalla guerra e dall’Isis”. E richiama duramente le cancellerie europee a “rispettare le regole” e mettere in campo “un’azione audace e concertata”. Jean Claude Juncker nelle scorse ore ha perso la madre. Tuttavia si presenta puntuale alla plenaria di Strasburgo per il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione. Un intervento molto atteso che cade in un momento cruciale per la storia d’Europa, alla prese con l’arrivo di un numero di rifugiati e migranti senza precedenti.

Ieri di prima mattina la Commissione europea che lui presiede ha adottato formalmente il nuovo pacchetto per affrontare la crisi, che prevede un meccanismo permanente di ricollocamento per quote obbligatorie e la suddivisione di 160mila profughi. E sin dall’inizio del suo discorso, Juncker mette in guardia l’Europarlamento e le istituzioni europee sulla gravità della situazione.

– Deve essere chiaro a tutti che è finito il tempo del ‘business as usual” o dei discorsi vuoti. Siamo al momento della sincerità: la nostra Unione – attacca l’ex premier lussemburghese – non versa in buone condizioni. In questa Europa manca l’Unione. E’ in gioco la giustizia storica dell’Europa, la nostra storia di europei è una storia di rifugiati. Dobbiamo accettare chi scappa dall’Isis. Certo – ammette – che i numeri sono impressionanti, ma non bisogna farsi impaurire e andare avanti con azioni audaci e concertate.

Tra queste iniziative, chiarisce Juncker, non c’è quella di costruire nuove barriere, come sta facendo l’Ungheria di Viktor Orban.

– Sino a quando ci sarà la guerra, nessun muro – scandisce – fermerà questa massa di rifugiati. Evitiamo la demagogia e mettiamoci nei loro panni. L’Europa non è bruciare campi o respingere barconi, ma chi offre panini a Kos e applaude i siriani alla stazione di Monaco.
Quindi critica in modo netto le mancanze degli Stati nel recente passato.

– Gli standard europei, sulla migrazione ci sono. Ma sono gli Stati membri che non li hanno applicati. Ora devono rispettarli. Basta con la retorica, servono fatti.
Consapevole che questa crisi durerà molto, Juncker dopo aver fatto i complimenti all’Alto rappresentante Federica Mogherini annuncia un trust fund di emergenza di 1,8 miliardi per dare stabilità ai Paesi africani. E un pacchetto sull’immigrazione legale per i primi mesi del 2016.

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