Svolta verde della Cina, accordo Xi e Obama sul clima

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WASHINGTON. – E’ attorno all’impegno per il taglio delle emissioni e alla lotta ai cambiamenti climatici che si tenta di costruire il pilastro del rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Cina, dopo che il presidente Xi Jinping – in visita di Stato a Washington – ha ribadito e rafforzato con Obama l’intesa alla base della storica iniziativa congiunta annunciata a Pechino lo scorso anno, che il presidente americano spera inneschi uno sforzo multilaterale anche in vista del summit di Parigi sul clima. Pechino sostanzialmente si impegna per il 2017 su un programma nazionale che limiterà e metterà un prezzo alle emissioni di gas serra, che rappresenta un sostanziale passo in avanti per ridurre l’inquinamento da parte delle maggiori industrie.

Così, dal giardino delle rose della Casa Bianca con i due leader in conferenza stampa congiunta, si aggiunge un altro tassello nella costruzione del ponte fra Pechino e Washington, i cui lavori però procedono a rilento. Obama lo ha messo in chiaro fin da subito: ricevendo Xi alla residenza presidenziale con tutti gli onori del caso (anche i 21 colpi di saluto che erano stati eliminati nella cerimonia per l’arrivo di papa Francesco in segno di deferenza verso il pontefice), ha sottolineato che il confronto tra i due deve essere “franco”, anche sulle differenze.

E differenze restano, perché se il presidente degli Stati Uniti dalla south lawn della Casa Bianca scandisce il suo messaggio secondo cui “le nazioni hanno più successo quando le aziende possono competere su uno stesso livello e i diritti umani sono rispettati”, nero su bianco poi su questo tema da Xi non ottiene alcuni impegno, se non un generico “democrazia e diritti umani sono un obiettivo condiviso dall’umanità”, ma anche “dobbiamo riconoscere le nostre differenze”. Perché, concede poi Xi, “lo scontro non è la strada giusta”.

Progressi invece, dice ancora Obama, sono stati fatti sul fronte della cyber sicurezza nel sottoscrivere un impegno da parte dei governi a “non condurre e non sostenere” ‘cyber-furti’ di segreti aziendali. E’ un passo avanti in effetti, anche se non certo la stretta sul cyberspionaggio che qualcuno avrebbe preferito. Obama ne è consapevole quando insiste che oltre l’intesa lui vuole la verifica. Perché, ammette, “il lavoro non è ancora compiuto” e “le parole devono essere seguite dalle azioni”: “Noi restiamo vigili”. Il faccia a faccia, che si preannunciava teso, c’è stato: a partire dalla cena alla Blair House con cui gli Obama hanno dato il benvenuto alla delegazione cinese, per proseguire nell’incontro privato tra i due presidenti alla Casa Bianca, seguito da una riunione allargata, cui hanno partecipato anche il vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry.

In serata la cena ufficiale. Il protocollo è rispettato punto per punto, non fosse altro che per ricambiare l’ospitalità a Pechino dove i due leader si erano visti meno di un anno fa. E con tanto di ‘impegno per le signore’: le first lady Michelle Obama e Peng Liyuan hanno passato la mattinata allo zoo di Washington, dove hanno dato finalmente un nome al cucciolo di panda gigante – specie proveniente proprio dalla Cina e la cui conservazione impegna diversi zoo nel mondo – nato lo scorso agosto nella capitale americana. Si chiama Bei Bei, che vuol dire “prezioso tesoro”.

(Anna Lisa Rapanà/Ansa)

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