Google apre a tutti la sua intelligenza artificiale

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ROMA. – La risposta automatica ad una mail, l’assistente vocale che previene le richieste, le ricerche basate sulle foto. Tecnologie un tempo impensabili che oramai usiamo tutti i giorni e che alla base hanno il ‘machine learning’, cioè la capacità dei computer di “capire” le informazioni che elaborano e di migliorare le loro prestazioni col tempo.

Da oggi Google mette nelle mani di tutti lo sviluppo di queste tecnologie: rende ‘open source’, cioè aperta a tutti, la sua piattaforma di Intelligenza artificiale a cui potranno contribuire sviluppatori, ricercatori e ingegneri di tutto il mondo.

Un modo per spingere l’acceleratore sull’Intelligenza artificiale e farla avanzare grazie all’apporto di tutti. Un po’ come tempo fa ha fatto Elon Musk, il patron di Tesla, che ha tolto i lucchetti al copyright sulle sue auto elettriche.

La piattaforma di ‘machine learning’ di Google si chiama TensorFlow, ed è uno strumento che consente di sfruttarne gli algoritmi su una singola macchina o un dispositivo mobile.

Molti dei servizi offerti da Big G si basano proprio su questi algoritmi: a partire da Google Maps (che oggi ha aggiunto la funzione di consultazione ‘offline’), passando per Google Now (l’assistente vocale che risponde a domande degli utenti, dà consigli, prevede richieste) fino ad arrivare a Google Translate o ad alcune funzionalità di Gmail come Smart reply, che suggerisce risposte da inviare alle mail che riceviamo.

“Il ‘machine learning’ è ancora agli albori, non riesce a fare quello che un bambino di quattro anni fa agevolmente come riconoscere un dinosauro dopo averlo visto in foto un paio di volte. Abbiamo tanto lavoro da fare ma TensorFlow è un buon inizio e ci aiuterà a fare questo lavoro tutti insieme”, spiega in un post ufficiale Sundar Pichai, Amministratore delegato di Google.

“Speriamo – aggiunge Pichai – che la community che lavora sul machine leraning scambi idee più velocemente possibile per accelerare la ricerca. TensorFlow è una piattaforma valida non solo per la tecnologia ma è utile anche ai ricercatori che vogliono dare un senso alla loro mole di dati, dalle scoperte sulle proteine a quelle che riguardano l’astronomia”.

(di Titti Santamato/ANSA)

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