Terrorismo: paura del burqa, divieti a Venezia e Milano

burqua

MILANO. – Le donne che indossano burqa o niqab sembrano fonte di maggiore preoccupazione per le autorità, dopo le stragi di Parigi per mano di jihadisti, vista la difficoltà di riconoscere le persone che portano quegli abiti tradizionali.

A Venezia, il comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico ha stabilito il divieto d’ingresso col volto coperto nei musei della città, se non è possibile l’identificazione. A Milano, invece, la Regione Lombardia vuole espressamente impedire che donne col volto coperto possano entrare negli ospedali, modificando i regolamenti, ma anche in teatri e musei, soprattutto per rispondere alle sollecitazioni politiche della Lega Nord.

A Venezia il livello di attenzione è aumentato in particolare per l’elevato numero di turisti. “La gente – ha detto il prefetto Domenico Cuttaia – deve sapere di essere al sicuro e che viene fatto tutto per garantire il massimo livello di sicurezza. Per quanto riguarda quindi i musei pubblici cittadini non si può più entrare con il volto coperto se non si è identificati. Senza questo requisito, si resta fuori”.

Una regola valida ovviamente per ogni tipo di ‘copertura’, dalla maschera al casco a certi abiti appunto tradizionali indossati da alcune donne musulmane. Nel corso della riunione, a cui ha preso parte anche il procuratore della Dda di Venezia, Adelchi D’Ippolito, è stato costituito un organismo di coordinamento operativo per le realtà museali della città d’arte, di cui fanno parte forze dell’ordine e rappresentanti delle sovrintendenze. Saranno usati anche metal detector mobili e potenziati gli impianti di videosorveglianza. Nasce da un’iniziativa politica, invece, la strategia della Regione Lombardia.

Il governatore leghista Roberto Maroni ha confermato che nella prossima riunione di Giunta sarà modificato il regolamento di accesso alle strutture sanitarie (che appunto dipendono dalla Regione) per “adeguarlo” alla legge nazionale che già vieta di andare in giro mascherati.

A chiederlo era stato il gruppo consiliare del Carroccio, nella convinzione che in certi ospedali la situazione non sia sotto controllo. Maroni ha negato che si tratti di una misura eccessiva, visto che in giro pochissime donne indossano burqa o niqab.

Anzi, nel corso della giornata un suo assessore, Cristina Cappellini, che in quota Lega si occupa di Cultura, ha chiesto di estendere il divieto anche a “musei, teatri e, in generale, i maggiori luoghi della cultura, in quanto possibili obiettivi dei terroristi”.

Dall’opposizione il Pd ha parlato, con il segretario lombardo Alessandro Alfieri, di una “ossessione ideologica”.

(di Alessandro Franzi/ANSA)

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