La minoranza lancia la sfida a Renzi, senza di noi il Pd non esiste

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ROMA. – Fermamente nel Pd, ma alternativi a Matteo Renzi e, soprattutto, pronti a fare il possibile per evitare che prenda forma un Partito della Nazione che “rade al suolo e ingloba”: nel secondo giorno della Leopolda la minoranza Pd riunisce le sue tre ‘anime’ in una sorta di Stati Generali e traccia un primo bilancio della segreteria renziana dando il là, di fatto, alla battaglia che si produrrà al Congresso.

Una battaglia che, avverte Roberto Speranza chiedendo già prima del 2017 “un confronto largo”, si aprirà anche sul “superamento” della coincidenza segretario-premier visto che, il doppio ruolo di Renzi “non ha funzionato, deprimendo l’autonomia del Pd”.

Ad ascoltare e applaudire, in un Teatro Vittoria gremito e segnato, a dispetto della kermesse fiorentina, da simboli e bandiere del Pd, in prima fila ‘big’ della sinistra Pd – da Speranza a Gianni Cuperlo, dal portavoce di Retedem Sergio Lo Giudice a Pier Luigi Bersani, che sceglie di limitarsi a “ad ascoltare” – che siedono vicino a ‘grandi vecchi’ come Alfredo Reichlin e a quei parlamentari che, dal Jobs Act alle riforme, non hanno mancato di dar concretezza alla loro dissenso.

In mezzo, unico ‘rappresentante’ della maggioranza, siede quasi per l’intera kermesse Lorenzo Guerini: e il vicesegretario incassa il ‘grazie’ di Speranza per il suo “lavoro di tessitura”, ma sul doppio ruolo segretario-premier è netto: “E’ un atto costitutivo del Pd, non torniamo indietro”.

Europa, Francia, unioni civili (con Emma Bonino che scherza: “Ce le insegnerà Papa Francesco…”), il ruolo del centrosinistra “in un mondo che cambia” e, soprattutto, in vista delle comunali, sono i temi chiave di una kermesse svolta all’ombra della polemica Saviano-Boschi (con il ministro difeso non solo a Firenze, ma anche a Testaccio) e che, si ribadisce più volte, non dà vita “a un correntone” ma a “un percorso”.

“Senza di noi il Pd non esiste, è altro. E Renzi da solo non è troppo forte ma troppo debole”, sottolinea in chiusura Cuperlo, bollando le parole di Dario Nardella come “pericolosa regressione” e punzecchiando il premier sul moltiplicarsi dei suoi ‘fan’: “guardati da chi ti dà solo ragione, noi non cerchiamo posti, anzi qualcuno lo abbiamo perso”.

“Il centrosinistra non si costruisce con il centrodestra. Rispettiamo Ncd, ma la prospettiva politica è un’altra”, affonda Speranza interpretando il grido d’allarme, dal palco, di diversi esponenti del Pd locale. Ma le critiche a Renzi vanno oltre e parlano di un partito “debole” sul territorio, che fa “da megafono” al governo e che, non solo a Roma, “spalanca le porte del trasformismo, altro che rottamazione”, rimarca ancora l’esponente Dem.

Critiche che, è il coro unanime delle minoranze, non giustificano una scissione. Chi è andato via “ha sbagliato, senza Pd il centrosinistra non si può costruire”, sottolinea Speranza rivolgendosi ai vendoliani e agli ex Pd di Sinistra Italiana, riuniti nelle stesse ore in una ‘piazza separata’ a Napoli e convinti, nelle parole di Nichi Vendola e di Stefano Fassina, che Renzi abbia “ucciso il centrosinistra” e che il Pd sia diventato “il partito dell’establishment”.

Parole che suonano come un macigno per la prospettiva unitaria e ulivista tracciata dalla lettera dei sindaci ‘arancioni’: alle Comunali l’alleanza Pd-SI non sarà in tutte le grandi città. A cominciare da Napoli dove Sinistra Italiana conferma che appoggerà il sindaco uscente Luigi De Magistris.

(di Michele Esposito/ANSA)

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