Nasce la nuova Libia, si firma il governo di unità

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ROMA.- Tutto è pronto a Skhirat in Marocco per la firma dell’accordo sul governo di unità nazionale della Libia. Dopo lo stallo registrato nelle ultime ore, le parti libiche si apprestano a suggellare l’intesa con una cerimonia sotto l’egida della comunità internazionale.

Il premier Matteo Renzi, intanto, è tornato a ribadire che l’Italia “svolgerà una funzione di rilevante impegno” per la stabilizzazione del Paese che va considerato “il perno della politica del Mediterraneo”.

In una negoziazione dell’ultim’ora, dopo aver rinviato la firma all’intesa “per ragioni logistiche”, l’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler è volato al comando militare di al-Marj (non lontano da Tobruk) dove ha incontrato il generale Khalifa Haftar, uomo forte nell’est del Paese e considerato uno dei ‘falchi’ che si oppone alla linea del dialogo.

Da questo fronte era arrivato l’eclatante ‘no’ all’intesa targata Onu dai presidenti dei due parlamenti rivali, Nouri Abu Sahmain (del Congresso di Tripoli, Gnc) e Aguila Saleh (del Parlamento di Tobruk, Hor), incontratisi a sorpresa a Malta. “Prendo atto dell’incontro di Malta. L’Onu incoraggia tutti gli sforzi libici per porre fine alle attuali divisioni attraverso un dialogo inclusivo, e continuerò a confrontarmi con tutte le parti libiche in questo senso”, ha detto diplomaticamente Kobler.

Nell’incontro con Haftar, l’inviato di Ban Ki-moon avrebbe invitato il generale ad accettare l’intesa, rinviando a un secondo momento la presa in esame delle richieste avanzate dal ‘fronte del no’ di Tobruk, che sarebbero imperniate soprattutto sulla fine dell’embargo all’import di armi.

Dopo l’incontro con Haftar, Kobler ha confermato la firma all’accordo politico – al quale parteciperà anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – “concordato dalle delegazioni libiche, accolto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e nel corso della Conferenza di Roma”, di domenica scorsa, da un’ampia gamma di 17 Paesi, compresa la Russia.

A New York intanto, il Consiglio di sicurezza attende luce verde dal Marocco per mettere in agenda la risoluzione elaborata dalla Gran Bretagna di appoggio all’intesa. Una riunione è in cantiere già per lunedì 21.

Sul terreno intanto, l’appello al cessate il fuoco immediato lanciato dalla Conferenza di Roma è stato disatteso. Nuovi scontri hanno infiammato la tregua sostanziale che si era registrata nelle ultime settimane: in serata sono scoppiati violenti combattimenti nei pressi dell’aeroporto di Tripoli tra opposte milizie, a colpi di armi automatiche e lanciagranate.

Mentre ad Ajdabiya, centro nevralgico petrolifero a est di Sirte, l’esercito fedele a Tobruk ha ribadito di prepararsi a lanciare una vasta offensiva in chiave anti-Isis, dopo che i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi hanno rafforzato le proprie posizioni nella regione. Forse con l’obiettivo di attaccare i campi e i depositi di petrolio e gas. Anche qui in serata sono stati segnalati violenti scontri armati.

A Bengasi infine, dove si registra l’emergenza più drammatica dal punto di vista umanitario, “caccia dell’aviazione libica hanno condotto almeno 5 raid contro postazioni di gruppi affiliati all’Isis”.

(di Claudio Accogli/ANSA)

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