Usa 2016: paura Hillary, testa a testa con Sanders

Bernie Sanders e Hillary
Bernie Sanders e Hillary
Bernie Sanders e Hillary

WASHINGTON. – Mancano tre settimane al via delle primarie per la Casa Bianva negli Stati Uniti e dagli ultimi sondaggi emerge la mappa della sfida che potrebbe consumarsi fin dai primissimi Stati chiamati alle urne con potenziali sussulti fino ad ora inediti. Anche per la fin qui indiscussa frontrunner democratica Hillary Clinton che vede riaccendersi la minaccia da sinistra del senatore del Vermont Bernie Sanders, già in Iowa dove i due sono dati testa a testa al ‘caucus’ (assemblea) del primo febbraio.

Secondo un rilevamento Nbc News/Wall Street Journal/Marist College, nello Stato che dà il via alle primarie l’ex segretario di Stato è al 48% ma contro il 45% del senatore del Vermont che la segue così a strettissima distanza. Nel New Hampshire invece, dove si vota il 10 febbraio e che viene definito il primo appuntamento decisivo, le parti addirittura si ribaltano e Sanders che risulta in testa con il 50% mentre Hillary è al 46%.

Si prospetta così un inizio tutto in salita per Hillary e da più parti si nota montare un certo nervosismo nella campagna della ex first lady ed ex segretario di Stato. Manca tuttavia ancora un dibattito televisivo tra i candidati per la nomination democratica, previsto per domenica 17 dicembre, che potrebbe forse spostare qualche voto con un duello prevedibilmente acceso tra Hillary e Sanders, in particolare sul controllo delle ami da fuoco.

Hillary Clinton ha accolto con entusiasmo l’intervento del presidente Barack Obama, lo ha ringraziato per il coraggio di ricorrere ad una decisione esecutiva e ha promesso a sua volta una linea durissima. Sanders d’altro canto rappresenta uno Stato rurale con una tradizione radicata circa il possesso di armi, che già gli è valsa gli attacchi della rivale. E adesso che l’argomento tocca l’eredità della presidenza Obama è prevedibile che la ex segretario di Stato non si lascerà sfuggire l’occasione per mettere in chiaro le ‘differenze’ con il senatore liberal del Vermont, il cui successo ha stupito anche i più acuti osservatori.

Sul fronte repubblicano la tensione non è meno alta e nel countdown verso le primarie monta l’attesa il primo vero test per il ‘fenomeno Trump’. ‘The Donald’, Il miliardario di New York ha fin qui non solo guidato l’affollato campo repubblicano ma ha anche resistito gli attacchi, mantenuto il punto pur su temi controversi e soprattutto ha dominato il dibattito, tutto concentrato su di lui. Tanto che pure le crepe sembra in un certo senso averle generate lui stesso, visto che lo hanno reso ancora poù popolare.

Si pensi al senatore del Texas Ted Cruz: per mesi con Trump mai uno screzio o uno scambio sopra le righe. Poi Cruz ha cominciato a farsi strada nei sondaggi fino ad imporsi proprio in Iowa dove da qualche tempo è in testa superando lo stesso Trump. E allora il tycoon dell’immobiliare ha sferrato il suo attacco e, dopa aver messo in dubbio la professata fede evangelica di Cruz in quanto di origine cubana, ha sollevato la questione della sua legittimità, essendo il senatore texano nato in Canada ma da madre americana, che ne fa legalmente un cittadino Usa. Sufficiente?

Trump pone la questione e la cosa non passa affatto inosservata, anzi l’argomento viene ampiamente dibattuto e conquista subito spazi mediatici a macchia d’olio, con Cruz costretto a difendersi. Infine c’è l’ex sindaco di New York, il miliardario Mike Bloomberg. Gli si attribuisce da tempo l’intenzione di correre per la Casa Bianca come indipendente: anche questa volta avrebbe fatto elaborare alcuni sondaggi per capire quali siano le sue ‘chance’.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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