Rivolta di narcos in carcere, 52 morti in Messico

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CITTA’ DEL MESSICO. – E’ un Messico insanguinato e che ha il marchio dei narcos quello che attende la visita del Papa. Prima si è saputo dell’uccisione di una giovane giornalista a Veracruz, mentre a scuotere adesso il paese è il bilancio di una rivolta in un carcere di Monterrey: 52 morti e 12 feriti, cinque dei quali in gravi condizioni.

Nella prigione di ‘Topo Chico’, alla periferia della città, il caos si è scatenato verso mezzanotte. Secondo le ricostruzioni dei media, un gruppo di detenuti ha preso il controllo di due padiglioni del carcere provocando tra l’altro un incendio. Inizialmente alcuni media locali parlavano di una settantina di morti. Dopo qualche ora di sconcerto, a dare i primi dati ufficiali sono state le autorità: nell’escludere un tentativo di fuga, il governatore di Nuevo Leon, Jaime Rodriguez, ha precisato che i morti sono 52. Il bilancio potrebbe però aggravarsi visto che cinque dei 12 feriti ricoverati negli ospedali si trovano in condizioni critiche.

Circa le cause di quella che ha definito “una tragedia”, Rodriguez ha segnalato uno scontro tra gli uomini di due dei tanti cartelli narco messicani, quello ‘del Golfo’ e quello degli ‘Zetas’, che si affrontano da anni per avere il controllo delle aree del nordest del paese, da Veracruz alla frontiera con gli Usa.

A guidare la battaglia nel carcere sono stati i boss Iván Hernandez “El Credo” e Pedro Sald¡var “El Z-27”. L’ammutinamento è terminato solo dopo la mezzanotte a seguito dell’intervento degli uomini dell’esercito, della marina e della polizia nazionale, chiamati dalle guardie carceriere. Fuori dal carcere intanto ci sono state proteste, incluso un lancio di pietre contro la polizia, e scene di disperazione da parte di circa 400 familiari dei reclusi.

Rodriguez ha assicurato che si sta completando l’identificazione delle vittime: “Per rispetto ai parenti, vogliamo finire il lavoro che stiamo facendo ed essere sicuri del nome dei morti”. Già dal pomeriggio le autorità carcerarie hanno d’altro lato predisposto lo spostamento di un centinaio di reclusi in altri centri di detenzione del paese.

La rivolta di ‘Topo Chico’ è esplosa a soli sei giorni dalla visita del Papa in un altro carcere messicano, ‘Cereso 3’ a Ciudad Juarez, fino a pochi anni fa ritenuta la prigione più pericolosa dell’America Latina. Già nel febbraio del 2012, nel corso di una rivolta in una prigione di Apodaca, sempre a Nuevo Leon, morirono 44 carcerati. E nel 2013 la Commissione nazionale per i diritti umani ha sottolineato che sulle 101 carceri più affollate del Paese ben 65 erano gestite dai carcerati e non dalle autorità.

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