Usa 2016: Caos repubblicani, Romney guida la rivolta anti-Trump

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NEW YORK. – Un ciarlatano, un’impostore, una persona falsa e inaffidabile, inadatta a fare il presidente degli Stati Uniti. E che potrebbe portare l’America alla rovina. Mitt Romney non usa mezzi termini per attaccare Donald Trump, lanciando un accorato appello agli americani: “Non votatelo, consegnereste il Paese a Hillary Clinton”. O peggio, lo condannereste “a una lunga recessione, e tutti saremmo più poveri e meno sicuri”.

Il ritorno sulla scena politica che conta dell’ex candidato repubblicano alla presidenza è di quelli che fanno gran clamore. Qualcuno già lo definisce ‘storico’, il discorso che potrebbe far girare la campagna elettorale. E in molti interpretano l’intervento dal palco della University of Utah, a Salt Lake City, come le prove generali per una possibile discesa in campo di Romney. Una candidatura ‘last minute’ nel caso il ciclone Donald si rivelasse davvero inarrestabile.

L’affondo contro il tycoon newyorchese – a poche ore dall’ennesimo dibattito tv tra i candidati repubblicani – è di una durezza inusuale: “Trump non è intelligente, non è un genio, la sua ricchezza non l’ha creata lui, l’ha ereditata. E non svelerà mai le sue dichiarazioni dei redditi, perché ha molto da nascondere”. Senza contare “l’allarme che crea nei Paesi alleati”, anche per le sue parole sulle torture e sui bambini profughi.

Ecco allora l’invito agli elettori: “E’ il tempo delle scelte. L’America può essere migliore del passato e del presente. Ma la scelta della nomination repubblicana avrà un impatto decisivo sul futuro. E una scelta improvvida sarebbe disastrosa”.

E’ il paradosso di questa incredibile campagna elettorale per la Casa Bianca: i repubblicani costretti a sparare contro il proprio candidato più forte, nel tentativo di fermare la corsa del tycoon che imbarazza gli Stati Uniti nel mondo intero.

Il partito, dopo il trionfo di Trump nel Super Tuesday, è nel caos. “Un pandemonio, titola il Washington Post, descrivendo una destra profondamente divisa, spaccata, con i vertici incapaci di reagire e di imporre una linea e un candidato alternativo. Così l’establishment gioca la carta Romney, che in verità più che un jolly o un asso nella manica assomiglia a una mossa disperata.

Trump intanto liquida l’ex candidato come sempre, senza peli sulla lingua: “E’ un cadavere, un morto”. “Ha già fallito due volte. E’ stato un candidato orribile, una catastrofe. E’ stato ucciso, e ora cerca ancora rilevanza politica”, ma i suoi attacchi “sono irrilevanti”.

Tutti sanno nel partito repubblicano che se il 15 marzo Trump vince in Florida, e magari anche in Ohio e in Illinois, avrà la nomination in tasca. Uno scenario catastrofico per il Grand Old Party, che per la prima volta in 40 anni potrebbe arrivare alla convention di fine luglio senza un accordo. Col rischio di una scissione come quella che nel 1912 portò Theodore Roosevelt ad abbandonare la convention e a fondare un movimento alternativo.

Ma Romney non è solo. Lui è stato scelto per guidare quella che sta assumendo i contorni di una vera e propria rivolta. Dalla sua parte c’è l’altro ‘saggio’ del partito, John McCain, eroe di guerra e anche lui ex candidato alla presidenza. E ci sono oltre 70 esperti di politica estera che hanno sottoscritto una lettera in cui scrivono che Trump “non può essere Commander in Chief” per questioni di sicurezza: tra loro l’ex ministro degli interni Michael Chertoff e l’ex consigliere della Casa Bianca su terrorismo e sicurezza Frances Townsend, entrambi tra i più stretti collaboratori dell’allora presidente George W.Bush.

Si va costituendo poi, sempre in campo repubblicano, un’alleanza di manager, imprenditori, strateghi finanziari pronti a lanciare un’offensiva senza precedenti contro Trump. A partire dalla Florida dove già sono stati messi a disposizione almeno 5 milioni di dollari per finanziare un’aggressiva campagna di spot televisivi. Primo passo di un piano anti-Trump ben più ampio. Basterà per fermare ‘The Donald’?

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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