Usa 2016: Wisconsin, Cruz tenta lo sgambetto a Trump

New York Governor Mario Cuomo (L) reacts next to US Democratic presidential candidate Hillary Clinton at the conclusion of his campaign for economic justice victory rally for $15 dollars a day minimum wage and paid family leave at the Jacob K. Javits Convention Center in New York, New York, USA, 04 April 2016. EPA/JASON SZENES
New York Governor Mario Cuomo (L) reacts next to US Democratic presidential candidate Hillary Clinton at the conclusion of his campaign for economic justice victory rally for $15 dollars a day minimum wage and paid family leave at the Jacob K. Javits Convention Center in New York, New York, USA, 04 April 2016. EPA/JASON SZENES
New York Governor Mario Cuomo (L) reacts next to US Democratic presidential candidate Hillary Clinton at the conclusion of his campaign for economic justice victory rally for $15 dollars a day minimum wage and paid family leave at the Jacob K. Javits Convention Center in New York, New York, USA, 04 April 2016. EPA/JASON SZENES

WASHINGTON. – Le primarie in Wisconsin, stato del Midwest nella regione dei Grandi Laghi, potrebbero ridisegnare la corsa alla nomination repubblicana, sul piano matematico ma soprattutto psicologico. E prolungare il duello in casa democratica. I fari sono puntati, come sempre, sul frontrunner del Grand Old Party (Gop), Donald Trump, reduce dalla sua peggior settimana dopo le controverse prese di posizione sul suo campaign manager, sulla Nato, sull’aborto e sulle armi nucleari, con un calo nei sondaggi che lo rende sgradito al 67% degli elettori americani.

“Il Wisconsin sarà una grande sorpresa”, continua a promettere, convinto di smentire ancora una volta chi scommette su una sua battuta d’arresto. Ma nei sondaggi locali è dietro al senatore ultraconservatore Ted Cruz, il quale punta ad uno sgambetto che potrebbe interrompere il ‘momentum’ del tycoon.

I delegati in palio sono solo 42, assegnati con metodo maggioritario (una parte collegio per collegio, una parte sul totale statale): numeri che non consentono un sorpasso, ma una eventuale sconfitta del magnate, pur se non fatale, sarebbe significativa, rafforzando il fronte anti Trump anche all’ interno del partito.

Il Wisconsin è infatti un banco di prova particolare: popolato in gran parte da bianchi, working e middle class messe in difficoltà dalla crisi, insomma lo zoccolo duro del bacino elettorale di Trump e del senatore democratico Bernie Sanders, che qui possono contare su una destra e una sinistra molto radicali.

Per il ‘re del mattone’ perdere qui, dopo aver vinto negli stati più simili al Wisconsin, sarebbe una conferma del momento difficile della sua campagna. A mettergli i bastoni tra le ruote potrebbe essere inoltre il governatore repubblicano dello Stato, Scott Walker, riconfermato anche dopo i grossi tagli al settore pubblico e l’abolizione della contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici: nei giorni scorsi si è schierato con Cruz.

Trump appare sempre più nervoso, tanto da lamentarsi con il suo partito del fatto che il governatore dell’Ohio John Kasich, ormai matematicamente impossibilitato a raggiungere la maggioranza dei delegati per la nomination, non abbandoni la corsa: “se non ci fosse, vincerei automaticamente”. Ma Kasich resta in gara proprio per impedirgli di raggiungere il quorum, sperando di giocarsi le sue carte in una convention ‘contestata’ o ‘aperta’, anche se in tal caso – secondo Politico – avrebbe più chance lo speaker della Camera Paul Ryan.

Cruz continua a credere nella rimonta, paragonando Trump ad un treno sfasciato e la sua nomination ad un sicuro disastro nella sfida con Hillary Clinton.

Nel Wisconsin i democratici mettono in palio 86 delegati con metodo proporzionale. I sondaggi danno Sanders avanti di poco, in uno stato che lo favorisce anche demograficamente (nelle primarie del 2008 nove elettori su dieci erano bianchi). Dopo aver strappato due stati vicini (Michigan e Minnesota), il senatore del Vermont la scorsa settimana si è aggiudicato i caucus nello stato di Washington, alle Hawaii e in Alaska, galvanizzando i suoi elettori e continuando ad attrarre finanziamenti (oltre 40 milioni di dollari in marzo).

Vincere con un piccolo margine non cambierebbe molto per lui sul piano matematico, lasciando pressochè invariato il suo svantaggio nel numero dei delegati. Ma sul piano psicologico otterrebbe una ulteriore spinta in vista delle prossime sfide, che deve assolutamente stravincere se vuole continuare a correre: la prima è New York (19 aprile), con 247 delegati.

Una sfida, quest’ultima, dove Hillary gioca in casa ma si mostra prudente usando tutte le sue carte, ad esempio mostrandosi con il governatore Andrew Cuomo mentre firma la legge sul salario minimo di 15 dollari, uno dei cavalli di battaglia di Sanders. I due rivali intanto continuano a litigare sulla data del dibattito tv prima del voto nella Grande Mela.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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