Rete Imprese, nel 2015 chiuse 390 aziende al giorno

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ROMA. – “Lo scorso anno ogni giorno hanno chiuso 390 imprese, una vera e propria strage” che ha colpito i particolare le pmi, il grido di allarme arriva dal presidente di Rete Imprese Italia, Massimo Vivoli. I problemi principali per le piccole imprese sono la lunga crisi che in Italia che ha bruciato 230 miliardi, colpendo soprattutto la domanda interna, ma anche il fisco che pesa in media il 61% per le aziende più piccole con punte del 70% in alcune zone. E anche gli ultimi provvediemtni, ha spiegato Vivoli, hanno favorito la grande impresa rispetto alle piccole realtà.

Nonostante il contesto avverso, però, le imprese con meno di 10 dipendenti negli ultimi difficili anni hanno continuato a dare il loro contributo all’economia del paese creando, tra il 2011 e il 2015, oltre 375 mila nuovi posti di lavoro.

Un riconoscimento che è arrivato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un telegramma inviato all’assemblea di imprenditori: “Le piccole e medie imprese, asse portante della nostra economia, incluse le microimprese, svolgono un ruolo determinante nel favorire l’espansione dell’occupazione e consolidare questi segnali”.

La situazione delle pmi italiane è stata fotografata da una ricerca realizzata da Ref per le associazioni che compongono Rete Imprese: Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. Se la fine della crisi sembra ormai arrivata con un ritorno alla crescita del fatturato complessivo, i suoi strascichi pesano ancora sui profitti, nonostante negli ultimi anni si sia fatto un grosso sforzo soprattutto nel campo della ricerca e sviluppo con un incremento del 48% degli addetti rispetto al 2007.

Una voce positiva per la piccola impresa italiana viene dall’internazionalizzazione, ambito in cui le italiane spiccano in Europa con ben 180 mila imprese esportatrici al di sotto dei 50 dipendenti, più di quelle tedesche (158 mila) e francesi (105 mila) nella stessa fascia dimensionale.

Oltre al fisco l’altro tasto dolente è però rappresentato dal credito: lo stock disponibile per le pmi del commercio e turismo si è infatti ridotto di 15 miliardi dal 2011 e di 12 per quelle dell’artiginato, senza contare che in media questo ha un costo del 2,5% superiore.

Proprio per risolvere questi punti dolenti Rete Imprese ha lanciato sei proposte al governo per rilanciare il sistema delle pmi come la riduzione del carico fiscale e burocratico, l’introduzione di sistemi per facilitare il credito e favorire la formazione dei nuovi imprenditori, l’attuazione dello Statuto delle imprese e il lancio di un Jobs act per il lavoro indipendente.

A confermare che la ripresa non ha ancora preso forza sono arrivati anche i dati dell’Istat che a marzo vedono la produzione industriale stabile rispetto al dato di febbraio e in crescita dello 0,5% rispetto a marzo dell’anno precedente. Più confortante il dato elaborato da Confindustria che vede l’attività industriale salire dello 0,4% ad aprile rispetto a marzo.

(di Simone Lupo Bagnacani/ANSA)

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