L’Ue approva la flessibilità. La manovra parte da 8 miliardi

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ROMA, – Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan tiene stretto sotto il braccio le stime del Def appena presentato. ”Rispetteremo le regole”, assicura a Bruxelles. Il messaggio visto dalla scrivania romana di Quintino Sella è chiaro: l’Italia conferma per il 2017 un deficit che non supererà l’1,8% del Pil, in calo dal 2,3% di quest’anno.

La manovra sul 2017, se lo scenario si confermerà a settembre, non cambia; si parte da 8 miliardi per sterilizzare gli aumenti Iva delle clausole di salvaguardia già previste. Per Roma, insomma, non serviranno ulteriori sforzi, almeno a guardare le attuali stime del Tesoro.

Ma è chiaro che il conto potrebbe salire. Da una parte per le richieste di Bruxelles, che hanno già fissato il paletto oltre il quale non si potrà andare ed indicato eventualmente, in caso di ”deviazione significativa” una correzione da 0,15-0,2 punti: in soldoni 2,4-3,2 miliardi di euro.

Dall’altra per finanziare gli altri capitoli che pian piano si accumulano nel libro dei desiderata politici: la flessibilità delle pensioni, l’anticipo al 2017 di una riduzione di alcune aliquote Irpef, l’aumento del bonus per i neonati, un minor prelievo per le Pmi, il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici.

Ecco, l’effetto concreto dei paletti fissati dall’Ue per il prossimo anno potrebbero limitare proprio questi tipi di interventi. Il governo infatti deve già trovare risorse per sterilizzare la clausole di salvaguardia previste dall’ultima legge di stabilità: per metà saranno coperte lasciando salire il deficit, per il resto – circa 8 miliardi – con tagli alle spese e con la riduzione delle agevolazioni fiscali.

Proprio su questi due capitoli il governo è al lavoro. Al Tesoro Mauro Marè sarà alla guida della commissione che rivedrà le tax expenditures, cioè le detrazioni, le deduzioni, i bonus e tutti le altre centinaia di sconti fiscali previsti dalla normativa fiscale italiana.

Sulla spending review, invece, il lavoro è concentrato a Palazzo Chigi dove un apposito gruppo ha iniziato a studiare concretamente una “voluntary disclosure 2” per i capitali all’estero. Il gettito, in questo caso, sarebbe ‘temporaneo’, non correggerebbe i conti in modo strutturale.

Mancano molti mesi alla legge di Stabilità, ma è già chiaro che il paniere degli interventi non potrà limitarsi ad evitare i rincari dell’Iva. C’è il capitolo flessibilità in uscita per le pensioni, per il quale si ipotizza un miliardo di risorse che però – queste le ultime indicazioni – potrebbero essere reperite all’interno del sistema previdenziale.

Servono poi misure anticicliche, in grado di dare ulteriore slancio all’economia che ha iniziato a muoversi. Bonus e calo tasse sono gli strumenti principali. Il premier Matteo Renzi ha parlato espressamente di voler ridurre l’Irpef, magari già nel 2017 in anticipo sui programmi, tagliando di un solo punto le due aliquote intermedie. Servirebbero per questo circa 3 miliardi.

Sul tavolo anche il raddoppio dei bonus per i neonati e agevolazioni fiscali per le Pmi e i professionisti. C’è poi il rinnovo del contratto del pubblico impiego: il confronto è appena iniziato, ma è chiaro che l’arrivo di aumenti, dopo tanti anni di stop, non sarà indolore per i conti pubblici.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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