Afghanistan: pressioni su Obama per effettuare raid contro i talebani

Afghan security officials inspect people at a roadside check point, after security has been intensified following the killing of Taliban leader Mullah Akhtar Mansoor, in Jalalabad, Afghanistan, 22 May 2016. EPA/GHULAMULLAH HABIBI
Afghan security officials inspect people at a roadside check point, after security has been intensified following the killing of Taliban leader Mullah Akhtar Mansoor, in Jalalabad, Afghanistan, 22 May 2016. EPA/GHULAMULLAH HABIBI
Afghan security officials inspect people at a roadside check point, after security has been intensified following the killing of Taliban leader Mullah Akhtar Mansoor, in Jalalabad, Afghanistan, 22 May 2016. EPA/GHULAMULLAH HABIBI

NEW YORK.- Spunta l’ipotesi di un’offensiva aerea degli Usa in Afghanistan. Lo riferisce il Wall Street Journal, secondo cui i vertici militari americani vorrebbero un’autorizzazione dal presidente Barack Obama con l’obiettivo di fermare l’avanzata che i talebani stanno organizzando per l’estate. Obama sarebbe però perplesso.

Non solo per il timore di dove riaprire un capitolo che sembrava oramai chiuso. Ma anche – sottolineano alcuni osservatori – per non dare l’idea verso l’opinione pubblica di un ritorno dei talebani nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali americane, a svantaggio di Hillary Clinton.

I servizi di intelligence da tempo hanno informato la Casa Bianca sulla campagna che i talebani vogliono sferrare nelle prossime settimane per riconquistare parte del territorio afghano. E i vertici militari statunitensi non smettono di sottolineare ad ogni occasione la debolezza delle forze afghane, che non sarebbero in grado di reggere l’onda d’urto. Per questo si renderebbe necessario colpire i talebani prima che partano all’attacco.

E il pressing su Obama si è intensificato nelle ultime ore, dopo la morte del leader dei talebani, il Mullah Akhtar Mansour, provocata da un drone Usa in Pakistan. Il presidente, che al momento si trova in Asia per la sua visita in Vietnam e Giappone, prima di prendere una decisione vorrebbe però prima capire quali saranno le conseguenze della morte di Mansour, e le decisioni che verranno prese dai capi talebani.

Per i generali Usa potrebbe però essere troppo tardi. Ecco allora che sono tornati alla carica per chiedere una revisione delle regole di ingaggio nel paese caucasico, profondamente cambiate nel gennaio 2015 nell’ambito del piano Obama.

Un piano che prevede un graduale disimpegno militare degli Usa in Afghanistan e il sostegno agli sforzi di riconciliazione con gli stessi talebani. Il quadro però negli ultimi mesi sembra essere cambiato, anche se la Casa Bianca teme una marcia indietro in Afghanistan. Così come accaduto col nuovo impegno militare in Iraq, pur limitato ai raid aerei contro l’Isis.

Obama – raccontano fonti dell’amministrazione Usa – rimane comunque aperto alle raccomandazioni dei suoi comandanti militari, e il dossier di un’eventuale campagna aerea contro i talebani è sulla scrivania dello studio ovale.

Quello che potrebbe portare ad aumentare nuovamente i margini di manovra dei soldati americani in Afghanistan è la rafforzata minaccia dei talebani. Confermata dal fatto che l’operazione contro Mansour è stata decisa per prevenire attacchi contro obiettivi americani i cui piani sarebbero stati scoperti dall’intelligence Usa.

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