Mosca accusa: aziende turche aiutano l’Isis a fare le bombe

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NEW YORK. – E’ sempre più guerra fredda tra Mosca e Ankara: l’ultima accusa rivolta dalla Russia riguarda un elenco di aziende turche che starebbero fornendo all’Isis i componenti necessari a fabbricare ordigni esplosivi artigianali, utilizzati per compiere attentati terroristici.

Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche interne al Palazzo di Vetro, l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin, ha inviato una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nella quale sostiene come l’analisi dei componenti chimici di esplosivi recuperati nelle aree liberate di Tikrit in Iraq e Kobane in Siria rinvii ad aziende turche.

Tali componenti, ha spiegato l’ambasciatore, “indicano che sono stati fabbricati in Turchia o consegnati a quel paese, senza il diritto di riesportazione”. La composizione degli ordigni – ha aggiunto – comprende l’uso di polvere di alluminio, nitrato di ammonio, granulato carbamide e perossido di idrogeno, che sono prodotti da alcune società turche.

Le accuse di Churkin sono rivolte a cinque compagnie: la Gultas Kimya, Marikem Kimyevi Ve Endüstriyel Ürünler, Diversey Kimya, Metkim, e EKM Gubre. Inoltre nella lettera si afferma che c’è stato un aumento pari a sette volte delle esportazioni dalla Turchia alla Siria di nitrato di ammonio, utilizzato dai terroristi come componente per la fabbricazione di ordigni artigianali.

Questo, secondo il diplomatico russo, dimostra che le autorità di Ankara sono deliberatamente coinvolte nelle attività dell’Isis. Immediata la replica del governo turco: il portavoce del ministro degli esteri ha definito la lettera “l’ultimo l’esempio della campagna di propaganda della Russia contro il nostro Paese, che come tale non può essere presa sul serio”.

Mosca ha ripetutamente accusato Ankara di un coinvolgimento in Siria e Iraq, e la lettera di Churkin a Ban Ki-moon arriva a seguito di un rapporto di 107 pagine pubblicato dalla Conflict Armament Research (organizzazione indipendente basata in Gran Bretagna), secondo il quale oltre 50 aziende provenienti da 20 paesi hanno venduto o ricevuto centinaia di componenti utilizzati dai terroristi dello Stato Islamico per costruire ordigni esplosivi. Della catena – spiega il dossier – fanno parte anche 13 imprese turche.

(di Valeria Robecco/ANSA)

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