Crisi del petrolio, adesso gli Emirati spingono sulle fusioni delle banche

Crisi petrolio, ora Emirati spingono su fusioni banche
Crisi petrolio, ora Emirati spingono su fusioni banche
Crisi petrolio, ora Emirati spingono su fusioni banche

ROMA. – Il prezzo del petrolio è risalito intorno ai 50 dollari, ma resta ancora lontano dai picchi degli anni passati. La spesa pubblica viene costantemente ridotta e l’economia stenta a ripartire ai ritmi desiderati. Per questo i Paesi del Golfo, a partire dagli Emirati Arabi, spingono con decisione sul settore della finanza come prossima fonte di sviluppo.

E’ in questo contesto che nasce il progetto di fusione fra National Bank of Abu Dhabi e First Gulf Bank, rispettivamente la settima e quindicesima banca per asset gestiti nelle regioni di Medio Oriente ed Africa: se il piano dovesse concretizzarsi, attualmente allo studio di due gruppi di senior manager che hanno il compito di valutarne il potenziale commerciale, nascerebbe un colosso da 170 miliardi di asset gestiti, sopra quella Qatar National Bank che guida la classifica per il Medio Oriente.

La capitalizzazione di mercato viaggerebbe intorno ai 30 miliardi di dollari, 13 da National Bank e 16 da Gulf Bank. Quanto il mercato abbia visto con favore questo annuncio è testimoniato dall’andamento dell’indice di Abu Dhabi, che ha messo un +4,7% che rappresenta il maggior rialzo degli ultimi 18 mesi, spinto dal +15% di Nbab e dal +11% di Fgb.

“Ogni segnale di consolidamento è positivo per il settore e per l’economia intera. Nbad accrescerebbe la sua quota di mercato locale e Fgb avrebbe una piattaforma per lo sviluppo internazionale”, spiegano gestori di fondi degli emiri.

Se dovesse andare in porto, la fusione sarebbe un’eccezione nel panorama locale, dove la maggior parte delle banche sono controllate dal governo del Paese o dalla famiglia regnante, con conseguenti riluttanze ad operazioni di cessione o integrazione.

Nbad è controllata al 69% dal fondo sovrano Abu Dhabi Investment Council e Fgb ha come maggiore azionista il fondo di investimenti pubblico Mubadala Development. Non è un caso, quindi, che l’ultima fusione di rilievo degli Emirati Arabi risale al 2007, quando National Bank of Dubai si unì con Emirates Bank International per creare Emirates Nbd.

Gli Emirati Arabi sono un Paese con circa 9 milioni di persone e circa 50 banche: per questo, ora, tutti scommettono che una prossima ondata di fusioni e acquisizioni sia fondamentale per il settore: “Sarà l’inizio del trend per il comparto, considerando che l’outlook per la crescita degli Emirati è piuttosto debole”, spiega un’analista di Efg-Hermes.

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