Elezioni Comunali: ai ballottaggi ha vinto l’asse degli elettori M5s – Centrodestra

L'espressione gioiosa di Virginia Raggi candidata del M5s a Roma, dopo i risultati delle elezioni comunali
L'espressione gioiosa di Virginia Raggi candidata del M5s a Roma, dopo i risultati delle elezioni comunali
L’espressione gioiosa di Virginia Raggi candidata del M5s a Roma, dopo i risultati delle elezioni comunali

ROMA. – I candidati di M5s sono riusciti ad intercettare i voti degli elettori del centrodestra che al secondo turno non avevano candidati d’area da votare, mentre solo una parte degli elettori del Movimento si sono orientati verso un candidato del centrodestra. E’ quanto emerge da una analisi condotta sui dati definitivi del ministero dell’Interno.

A Roma Virginia Raggi aveva ottenuto 461.190 voti al primo turno, contro i 325.835 di Roberto Giachetti. Al ballottaggio la candidata di M5s è balzata a 770.564 consensi, con un incremento quindi di 309.374, mentre il suo “competitor” è salito di soli 51.100 voti, fino a quota 376.935. Tra il primo e il secondo turno c’è stato un calo di 160.446 elettori: il 5 giugno 1.307.945 e 1.147.499 ieri.

Il grosso dei voti in più di Raggi sono venuti dunque dall’elettorato di Giorgia Meloni (269.760), da quello di Alfio Marchini (143.829) e da quello degli altri candidati minori di area di destra, visto che Stefano Fassina aveva ottenuto solo (58.498).

Da notare che il solo Salvini aveva dato indicazioni di voto per Raggi al secondo turno, e che la Lega a Roma aveva ricevuto solo 32.175 voti. Quindi il nuovo sindaco ha ottenuto voti dagli elettori che avevano votato centrodestra.

A Torino l’andamento è stato simile, con in più il sorpasso di Appendino su Fassino tra il primo turno e il ballottaggio, che rende ancora più plastico l’appeal di M5s sul voto di protesta nei confronti di chi governa (a livello centrale o periferico).

Il 5 giugno il sindaco uscente si è attestato a quota 160.023, rispetto a 118.273 della avversaria. Il 19 giugno i cittadini recatisi alle urne sono calati da 382.503 a 371.644 (meno 10.859). Fassino ha sostanzialmente confermato i consensi (168.880) mentre Appendino ha registrato un boom: 202.764 voti, cioè un incremento di 84.491.

Anche a Torino c’erano più candidati di centrodestra. Alberto Morano, sostenuto da Lega e Fdi, aveva ottenuto 32.103 voti che da soli non sarebbero bastati per il sorpasso di Appendino. Vanno considerati allora anche i 20.349 elettori di Osvaldo Napoli (Fi), i 19.334 di Roberto Rosso e quelli dei candidati minori di destra. Anche a Torino la sinistra, con Giorgio Airaudo (14.166 voti il 5 giugno) era stata già cannibalizzata al primo turno da M5s.

Questo schema si è ripetuto in altri 17 comuni superiori a 15.000 abitanti nei quali M5s era giunto al ballottaggio (su 126 in cui c’è stato bisogno del secondo turno). Va però notato che in molti comuni il Movimento non si era nemmeno presentato.

Negli altri capoluogo di Regione (Milano, Bologna, Trieste e Napoli) M5s non è arrivato al ballottaggio, fermandosi a risultati modesti al primo turno. Interessante, nei tre capoluogo del Nord la sfida Centrodestra-centrosinistra, con il primo che ha vinto a Trieste, e il secondo a Milano e Bologna.

Nel capoluogo lombardo Beppe Sala è passato da 224.156 voti a 264.481 (+40.325). Anche Stefano Parisi in due settimane è salito da 219.218 voti a 247.052 (+27.834). Tra i due turni c’era stato il solo apparentamento di Marco Cappato (10.104 voti) con Sala, e si può pensare che almeno parte degli elettori di Basilio Rizzo (19.143) abbiano votato anch’essi per Sala. I 54.099 voti del pentastellato Gianluca Corrado non hanno invece “ricambiato il favore” al centrodestra per Torino e Milano, spalmandosi tra Sala, Parisi e astensione.

A Bologna la griglia del secondo turno era in parte simile a quella di Milano, con il Pd Virginio Merola in testa (68.772 voti) e il centrodestra ad inseguire con Lucia Borgonzoni (38.807), che però è della Lega.

I votanti sono scesi di oltre 20.000 (da 174.187 a 153.567), ma Merola ha saputo aumentare le proprie preferenze toccando quota 83.907 (+15.135), sufficienti per rintuzzare il ritorno di Borgonzoni (69.660 voti, +30.853).

A lei dovrebbero essere giunti i consensi dell’altro candidato di centrodestra, Manes Bernardini (18.188), mentre quelli del pentastellato Massimo Bugani (28.889) non si sono evidentemente riversati tutti sulla leghista, impedendo una Torino bis.

Se a Bologna un’alleanza ampia di centrosinistra si è imposto sul centrodestra, a Trieste Roberto Di Piazza di FI ha vinto con 44.845 voti contro i 40.361 di Roberto Cosolini, che inseguiva già al primo turno.

Al ballottaggio entrambi sono cresciuti (Di Piazza partiva da 39.495 voti, Cosolini da 28.277) ed anzi il candidato del Pd lo ha fatto di più, ma non abbastanza. I 18.540 voti presi da Paolo Menis di M5s al primo turno, come gli altri candidati civici, sono andati dunque un po’ più a Cosolini che a Piazza, ma senza invertire il verdetto.

Infine Napoli ha un verdetto unico. Il sindaco “arancione” Luigi De Magistris che al primo turno si era mangiato M5s (solo quarto Matteo Brambilla) è salito da 172.710 voti a 185.907, forse anche grazie ai voti di M5s del primo turno (38.863). Il candidato di centrodestra Gianni Lettieri ha invece addirittura perso consensi scendendo da 96.961 a 92.174 voti. Con gli elettori del Pd che sono stati quindi ininfluenti.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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