Spagna: vince Rajoy, ma il governo resta un’incognita

Members of a polling station start the counting of votes in Barcelona, Spain, 26 June 2016. EPA/QUIQUE GARCIA
Members of a polling station start the counting of votes in Barcelona, Spain, 26 June 2016. EPA/QUIQUE GARCIA
Members of a polling station start the counting of votes in Barcelona, Spain, 26 June 2016. EPA/QUIQUE GARCIA

MADRID. – Mariano Rajoy l’inaffondabile sopravvive ad un’altra elezione e anzi è il vincitore relativo delle politiche spagnole, che hanno visto tramontare il sogno di Podemos di diventare il primo partito della sinistra superando i socialisti e candidarsi alla guida del governo.

Fra colpi di scena, dopo la pubblicazione di un disastroso exit-poll che dava il partito post-indignado davanti al Psoe e il suo leader Pablo Iglesias in buona posizione per candidarsi a premier di un governo di sinistra, i risultati reali mano a mano hanno rovesciato il quadro politico.

Il Pp di Rajoy si rafforza rispetto a dicembre. Dopo lo spoglio del 90% delle schede cresce di 13 deputati, a quota 136 su 350, con il 32,7% dei voti. In favore del partito del premier ha giocato un effetto Brexit, come sperava il premier uscente, spingendo una parte degli elettori a votare la sicurezza contro l’avventura di Podemos.

Così i popolari vampirizzano anche il partito moderato emergente Ciudadanos, che scende da 40 a 32 seggi e al 12,8%. I socialisti, in leggera flessione a 86 deputati contro i 90 del Congresso uscente – con il 23% – si salvano però dal disastro annunciato dai sondaggi, che unanimi prevedevano il sorpasso di Podemos.

Il partito ‘viola’ registra una forte delusione, dopo che le inchieste demoscopiche per settimane gli hanno fatto “toccare il cielo”, dando a un’ipotetica coalizione Podemos-Psoe guidata da Iglesias quasi la maggioranza assoluta. Il partito, alleato con Izquierda Unida, si ferma a 71 seggi, lo stesso risultato di dicembre.

Questi risultati del ‘secondo turno’, provocato dalla paralisi del parlamento dopo le politiche di dicembre, senza maggioranze chiare e fra veti incrociati dei partiti, rischiano però di non risolvere il problema della governabilità del paese.

Rajoy ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, cioè una Gran Coalición con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del paese in un quadro europeo.

Il leader socialista Pedro Sanchez però finora ha risposto ‘no’. Da soli, popolari e Ciudadanos non arrivano alla maggioranza assoluta di 176 seggi del Congresso. Il premier uscente si presenta però ora alle trattative con gli altri partiti con una maggiore autorevolezza: quella del solo leader che ha vinto, e non poco, in queste politiche.

Rajoy ha rivendicato che il partito più votato possa comunque governare, se non altro in minoranza. Il deludente risultato della sinistra rende più difficile il possibile tentativo di una maggioranza progressista Psoe-Podemos, che potrebbe però cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi) o ricercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc (17 deputati).

Il quadro rimane complesso e assai frastagliato. I quattro leader in campagna hanno detto di essere determinati ad evitare un nuovo ritorno alle urne. Le trattative però si annunciano difficili. E un terzo scrutinio, fra tre o quattro mesi, non appare impossibile.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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