In Sicilia proteste e polemiche per emergenza rifiuti

Rifiuti-Compattatori

CARACAS. – A protestare sono stati i sindaci del palermitano – da Carini a Bagheria, fino a Cefalù – esasperati perché da giorni non sanno dove conferire la spazzatura, in piena stagione turistica e hanno dovuto bloccare la raccolta e invitare i cittadini a non utilizzare i cassonnetti.

Ma alla fine è prevalso il buon senso dopo una giornata convulsa, cominciata con l’arrivo di alcuni autocompattatori carichi di rifiuti, a Palermo, davanti al palazzo della Regione, piazzati sotto le finestre del presidente Rosario Crocetta.

Il Governo siciliano ha predisposto una nuova ordinanza e dal 15 luglio i comuni del palermitano potranno conferire a Bellolampo senza alcun incremento della Tari. “Quella di Bellolampo – ha sottolineato il Governatore – è la discarica della città metropolitana che comprende tutta l’ex Provincia, con questa ordinanza i comuni del palermitano conferiranno lì per sempre”.

Per consentire ai rifiuti prodotti nei 52 comuni dell’ex Provincia di essere abbancati a Bellolampo, ha spiegato il governatore “sarà creata un’altra società, autorizzata dalla Regione, a gestire gli impianti di a tritomagnatura e biostabilizzazione a Bellolampo, in questo modo i rifiuti saranno sicuri”.

Ma la situazione disastrosa non solo nel palermitano ma in tutta la Sicilia, con le discariche ormai sature e colonne di auto compattori in coda in attesa di conferire i rifiuti, ha riaperto lo scontro politico persino nella maggioranza con l’Udc che invoca il commissariamento.

Per non parlare del Movimento 5 stelle che ha promosso la manifestazione dei sindaci sotto Palazzo d’Orleans all’insegna dello slogan “Rifiutiamo Crocetta”. “Se non possiamo conferire i rifiuti in discarica – ha detto Patrizio Cinque, sindaco grillino di Bagheria – non è certo colpa nostra, ma di chi aveva il compito di evitare che si arrivasse a questo punto”.

Anche nel resto della Sicilia la cronaca dell’emergenza rifiuti somiglia a un bollettino di guerra, con i cittadini esasperati e i turisti che minacciano di abbandonare le località sommerse dal pattume.

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