Continuerà a operare la coalizione anti-Isis in Turchia

Turchia: coalizione anti-Isis regge
Turchia: coalizione anti-Isis regge
Turchia: coalizione anti-Isis regge

BEIRUT – La Coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti e in cui la Turchia svolge un ruolo logistico cruciale continuerà a operare in Siria e in Iraq, ma la ridefinizione degli equilibri interni alle leadership turca nel dopo-tentato golpe e le frizioni tra Ankara e Washington, anche alla luce del riavvicinamento tra Turchia e Russia, potranno spingere il presidente Tayyep Recep Erdogan a chiedere maggiori quote di influenza regionale, in cambio di mantenere il sud della Turchia operativo nella lotta contro lo Stato islamico.

Nello stesso tempo, l’azione francese di contenimento dell’Isis in Siria e in Iraq riprende vigore dopo che il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian ha annunciato l’avvio di nuovi raid aerei contro postazioni jihadiste nei due Paesi mediorentali.

Come già accaduto nel dopo-Bataclan, anche nel post-Nizza la dirigenza francese individua – prima di ogni conclusione delle inchieste in corso – un presunto filo rosso che collegherebbe gli attentati in Francia con decisioni della leadership irachena dello Stato islamico.

Mentre le decisioni di Parigi sembrano esser prese più per cercare di dare risposte all’opinione pubblica interna ancora sotto choc, le manovre politiche di Erdogan appaiono mirate a stabilire, ora più di prima, una reale influenza nel nord di Siria e Iraq.

Questo ad appena due giorni del vertice, convocato per mercoledì negli Usa, dei Paesi membri della Coalizione. Sono intanto in corso sforzi diplomatici tra Mosca e Washington per trovare una formula di accordo sulla questione siriana. Ieri, le forze di Damasco hanno chiuso il cerchio attorno ad Aleppo est, controllata da insorti sostenuti anche dalla Turchia.

Proprio nei giorni scorsi, Ankara aveva però aperto a Damasco per la prima volta dopo cinque anni. Un segnale delle pressioni del presidente Vladimir Putin su Erdogan in cambio del disgelo. D’altro canto, sempre Erdogan aveva concesso un anno fa alla Coalizione la base aerea Nato di Incirlik solo dopo forti pressioni americane.

La carta Incirlik – il cui comandante è stato arrestato perché si sarebbe schierato con i golpisti – potrebbe tornare sul tavolo. Anche perché i russi da tempo chiedono agli Stati Uniti una maggiore collaborazione nella “lotta al terrorismo”.

Il post-tentato golpe potrebbe mettere al centro la Turchia come elemento cruciale per una soluzione diplomatica di alto livello alla crisi siriana. E anche alla tanto attesa offensiva irachena su Mosul, la capitale del ‘Califfato’ nel nord dell’Iraq.

La Turchia ha da tempo inviato suoi soldati in una base militare a nord-est della città. In una zona al limite tra controllo delle forze curdo-irachene, alleate di Ankara, e lo Stato islamico. A nord dell’Iraq, l’aviazione turca ha da tempo ripreso a bombardare postazioni del Pkk. E l’azione turca si inquadra nel tentativo di Erdogan di assicurarsi l’influenza indiretta – politica ma soprattutto economica e commerciale – da Aleppo nel nord-ovest della Siria, fino al nord-Iraq.

(Lorenzo Trombetta/ANSA)

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