Di Fazio, alle Olimpiadi di tuffo in tuffo

Di Fazio, un esempio di persistenza
Di Fazio, un esempio di persistenza
Di Fazio, un esempio di persistenza

CARACAS – “Tutti i sogni possono diventare realtà se solo abbiamo il coraggio di inseguirli” diceva
Walt Disney. Un personaggio che sembra aver trovato spunto in questo motto é l’italo-venezuelano Dario Di Fazio, nel suo caso non solo l’ha inseguito ma si é tuffato nel suo sogno: quello di partecipare ad una olimpiade. Lo sportivo di origine abruzzese grazie al suo impegno è riuscito a raggiungere la sua meta in un paio di occasioni: Barcellona 1992 ed Atlanta 1996 nella prova dei tuffi. Per conoscere meglio la sua storia lo abbiamo contattato via skype.

“Ho iniziato a praticare questo sport nel club Táchira, ma io non ero socio. A quell’epoca studiavo nella scuola Giacomo Leopardi che era nelle vicinanze del club, quando uscivo dal recinto scolastico mi recavo al club, ma saltando un muretto. Prima ho iniziato nel nuoto, poi ho visto delle persone che praticavano i tuffi, ne sono rimasto affascinato ed ho iniziato anch’io a praticarlo. – confessa il campione italo-venezuelano, aggiungendo –

Mi sono anche iscritto nella squadra del club Táchira senza essere socio e sono andato avanti cosí durante quasi un anno. La mamma mi dava i soldi per pagare l’iscrizione alle gare e le lezioni. Ad un certo punto mi inventata anche un numero di socio da esibire all’entrata, era il 12-22. Il portinaio, dato che mi vedeva spesso, mi faceva passare senza problemi.”

Poi con il passare del tempo, e vedendo le abilitá di Fabio Di Fazio, l’incaricato della parte sportiva gli regalò un pass per poter entrare ad allenarsi nello sport che tanto amava, sotto la guida esperta di José Julián Hernández, detto ‘Pepe’.

In questo club il tuffatore caraqueño fece i primi tuffi dai 13 fino ai 22 anni, per poi volare negli USA nel 1989. In Venezuela é stato diverse volte campione nazionale e vinto 3 medaglie d’oro nel Sudamericano in Argentina. Ma il sogno nel cassetto rimanevano le Olimpiadi, perciò decise di emigrare per prepararsi nel miglior modo possibile.

“Negli Stati Uniti ho iniziato ad allenarmi nell’Universitá di Miami, anche perché volevo ottenere una borsa di studio sportiva. Io me ne sono andato negli Usa con uno zainetto e 700 dollari in tasca. Mio papá mi disse: ‘guarda che non posso aiutarti’. Io gli dissi di stare tranquillo e che volevo migliorarmi su tutti gli aspetti e per questo motivo volevo andare. Neanche la mamma era contenta di questa mia decisione. Alla fine capirono che la mia meta era andare ai Giochi, e mi lasciarono partire”.

Ma prima Dario doveva far felice sua mamma prendendosi una laurea, che alla fine le regalò e così prese il primo volo per gli Stati Uniti. Qui Dario Di Fazio inizia ad allenarsi con Randy Ableman. Ma all’inizio non é stato facile: “Mi avevano offerto una borsa di studio, ma non sapevo parlare l’inglese. E poi i soldi stavano per finire, ma ebbi la fortuna di potermi iscrivere in un community college (una sorta di scuola técnica, dove studiavi per tre anni, ndr)”.

Il campione ha ricevuto una borsa di studio nella Miami Dade College, ma si allenava presso l’Universitá di Miami con il coach Ableman. Grazie a questi allenamenti il campione riuscirá a raggiungere la meta che si era proposto il giorno in cui era volato negli Stati Uniti.

“I giochi di Barcellona sono stati un sogno. E vedere realizzare lo sforzo fatto durante diversi anni. L’obiettivo che hai da quando ti alzi fino a quando vai a dormire. Quell’esperienza é stata il top del top, é stato incredibile. Poi rappresentare il tuo paese in giro per il mondo é il massimo.”

Nei Giochi che si svolsero nella cittá catalana, la prova del trampolino fu vinta dallo statunitense Mark Lenzi grazie ai suoi 676,53 punti. In quell’occasione il campione di origine abruzzese chiuse la gara al venticinquesimo posto.

Dario Di Fazio con Maria Elena Giusti alle Olimpiadi di Barcellona
Dario Di Fazio con Maria Elena Giusti alle Olimpiadi di Barcellona

“Il risultato non fu quello sperato, ma il semplice fatto di essere lí, per me fu come aver vinto la medaglia d’oro. Sapendo tutto quello che avevo dovuto fare ed i diversi inconvenienti con la federazione. Per questo motivo l’esperienza é stata piacevole”.

Ma il cammino verso Barcellona é stato difficilissimo: “Avevo appena vinto il Sudamericano in Colombia. Ma per qualificarmi ai giochi dovevo andare ai Panamericani che si sarebbero svolti a Cuba. E dalla federazione, mi dicevano di stare tranquillo che io avevo il mio pass in tasca. Tutto questo sette mesi prima dell’olimpiade. La delegazione venezuelana stava svolgendo uno stage a Fort Lauderdale e Tomas Vittoria mi disse: ‘loro non ti vogliono mandare’.

Io ricordo che dalla rabbia mandai un comunicato ai principali giornali del Venezuela per denunciare la situazione che stavo vivendo. Questo generó una piccola polemica. Mi contattò Fernando Romero e mi disse che c’erano due gare una in Austria ed una in Italia, se le avessi vinte mi avrebbero mandato a Barcellona. Nella gara austriaca chiusi all’ottavo posto, mentre in quella italiana sono riuscito a salire sul podio.

Ma ti devo dire, quel giorno non mi ero reso conto in che posto fossi arrivato. Poi vedevo che tutti mi salutavano e mi abbraciavano, ma io continuavo a non capire finché non ho visto il tabellone della vasca. Ma in Venezuela in un primo momento non ci credevano, hanno telefonato alle diverse federazioni per confermare il risultato della gara a Bolzano.”

Quattro anni dopo, i giochi si sono svolti ad Atlanta, negli Stati Uniti. “In questa edizione dei giochi la storia era ben diversa da quella di Barcellona. Qui la mia meta era arrivare in finale, ma ero cosí concentrato sul risultato che alla fine non mi sono espresso al meglio”. Qui Dario Di Fazio, chiuderá la gara al 23 posto.

Un altro dei momenti che é rimasto tatuato nella mente dell’italo-venezuelano é stata la ceremonia d’apertura: “E’ un momento unico. E’ una cosa inspiegabile, non sai se piangere, ridere: nella tua testa c’é un mix di sentimenti che non sai cosa fare. Inizi a ricordarti tutti i sacrifici che hai fatto per essere lí. Ci vogliono circa 8 anni al top per poter arrivare a vivere quell’esperienza”.

Si sa che alle olimpiadi c’é il meglio dello sport e non solo. Dario ci confessa: “Ho avuto la fotuna ed il piacere di potermi fotografare con il noto Dream Team della pallacanestro, con Carl Lewis e addirittura con Hillary Clinton. Ricordo anche di aver incontrato nella mensa Mohamed Alí, sono stato a pochi metri da lui, immagina il trambusto che c’era. Durante i giochi incontri i campioni che tu spesso vedi in TV e quando li conosci personalmente ti rendi conto che sono persone semplici come te. Ma una cosa ti dico, é un’esperienza unica ed indescrivibile”.

Poi dopo la seconda esperienza olimpica Dario Di Fazio ha deciso di ritirarsi: “E’ stata una decisione difficile, lasciare lo sport era come lasciare una fidanzata. I tuffi era uno sport che avevo svolto dall’81 fino al ’96, una attivitá a cui dedicavo tra le 5 e le 6 ore al giorno. Dopo il mio ritiro mi sono allenato ancora durante circa un anno. In un primo momento non volevo fare l’allenatore, non mi ci vedevo. Volevo mettere su una ditta di computer, dedicarmi a quello che avevo studiato.”

Di Fazio non aveva ancora le idee chiare su cosa volesse fare nell’era post atleta. Poi ci fu l’incontro con Randy Ableman (il suo coach) che lo convinse ad intraprendere la carriera di allenatore: “In un primo momento non volevo farlo. Ma poi devo ringraziare Dio per avermi mantenuto nel mondo dello sport, ormai sono passati giá 20 anni. La cosa piú bella del mio mestiere è aiutare questi ragazzi, farli crescere come atleti e come persone”.

Sotto la sua guida sono approdati o anzi hanno realizzato il sogno olímpico i seguenti atleti: il tedesco Stefan Ahrens (Sydney 2000), la statunitense Kyle Prandi (Atene 2004), la sudafricana Jenna Dreyer (Pechino 2008), il canadese Rueben Ross (Pechino 2008 e Londra 2012), la statunitense Brittany Viola (Londra 2012) e Sam Dorman (Rio 2016), quest’ultimo vincitore della medaglia d’argento.

Di Fazio é stato uno dei pionieri in questo sport, la sua perseveranza lo ha portato a realizzare il sogno di una vita: rappresentare il proprio paese in una gara olimpica.

Fioravante De Simone

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